La violenza sessuale non può
essere evitata cambiando abito: lo rende evidente, più di mille
parole, la mostra allestita alla Casa dei diritti di Milano
'Com'eri vestita?' dove i vestiti esposti - un pigiama, una
tuta, un jeans e una maglietta - rappresentano simbolicamente
quelli indossati durante la violenza e sono accompagnati da
brevi racconti delle donne che l'hanno subita.
"Eravamo al mare, cercavo l'amore, il primo amore, ma tu mi
hai giudicato per come ero vestita e ti sei sentito
autorizzato": le parole scritte da una sopravvissuta a una
violenza, sono la miglior risposta all'immancabile domanda "Cosa
indossavi? Com'eri vestita?", che "colpevolizzano chi subisce
violenza", come spiega Francesca Scardi, terapeuta e fondatrice
della cooperativa Cerchi d'acqua, organizzatrice della mostra.
L'esposizione - aperta fino al 21 marzo - trae ispirazione dalla
poesia "What I was Wearing" di Mary Simmerling, che nel 2013 è
diventata un'installazione artistica che ha girato i college
americani.
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