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Razzismo, 'Non mi faccio visitare da un negro' e va via

Razzismo

Razzismo, 'Non mi faccio visitare da un negro' e va via

Guardia medica a Cantù, 'reazione paziente mi ha spiazzato'

MILANO, 26 gennaio 2018, 09:43

Redazione ANSA

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Andi Nganso (Foto dal profilo Facebook) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Andi Nganso (Foto dal profilo Facebook) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Andi Nganso (Foto dal profilo Facebook) - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Non ti fai toccare da un medico negro? Io ti ringrazio. Ho 15 minuti per bere un caffè". Con queste parole Andi Nganso, trent'anni, camerunense, da dodici anni in Italia, laureato medico all'Università dell'Insubria e da un anno Guardia medica a Cantù ha denunciato su Facebook l'episodio razzista di cui è stato vittima la sera di domenica scorsa, quando una paziente ha rinunciato a farsi visitare non appena ha visto che il medico era di colore. È accaduto nella sede della Croce Rossa di Cantù, dove Nganso era di turno.



"Non c'era nessuna fila - ha raccontato il medico - la sala d'attesa era vuota. È entrata una signora che avrà avuto 60/65 anni. La porta dello studio era chiusa, ho aperto, l'ho salutata e dal primo sguardo si capiva che c'era un problema. Mi ha chiesto se fossi io il medico. "Secondo lei?", le ho risposto. Ha insistito e le ho confermato che ero io. Allora, sbuffando, ha detto "assolutamente no, io non mi farò mai toccare da un medico negro". A quel punto le ho risposto va bene, allora io vado a prendermi un caffè. E se n'è andata". Già altre volte Nganso aveva notato reazioni negative di pazienti quando vedevano che era di colore, "mai in modo così violento però". A volte per evitare la visita trovano scuse o dicono di dover andare a prendere dei documenti in macchina e non tornano più. "La situazione muta a seconda del periodo, della fase politica - ha detto ancora Nganso - Non penso che i razzisti spariscano o tornino in base al momento, ma quando sentono alcuni messaggi, un determinato linguaggio, veicolati dai media, credo si sentano più autorizzati a certi comportamenti".

L'episodio ha suscitato un aspro dibattito a Cantù, città con sindaco leghista e giunta di centrodestra, che deve gran parte della sua fama alla pallacanestro, la cui storia è stata scritta anche da moltissimi atleti di colore. "Questa donna non rappresenta la destra cittadina, ma - secondo il capogruppo del Pd in consiglio comunale Filippo Di Gregorio - il problema è che la destra ha deciso di sdoganare i razzisti e atteggiamenti di cui un tempo ci si vergognava oggi vengono eletti a virtù". Il vice sindaco di Forza Italia Matteo Ferrari ha definito l'episodio "deplorevole. Spero che questa persona possa venire identificata. Siamo una comunità di cittadini seri e perbene, e una cosa simile non può accadere. Esprimo massima solidarietà al medico, alla struttura sanitaria e alle persone che investono il proprio tempo al servizio degli altri". Solidarietà al medico arriva anche dal deputato leghista canturino Nicola Molteni. "Chi discrimina per il colore della pelle è un cretino e va condannato. Punto." Molteni ha voluto anche invitare il medico a denunciare "la prossima volta non solo ai giornali e sui social ma anche all'autorità sanitaria ATS e a quella giudiziaria: il colpevole va perseguito".

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