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In casa terrorista pugnale per sgozzare

terrorismo

In casa terrorista pugnale per sgozzare

Per Moutaharrik il pm di Milano ha chiesto il giudizio immediato

MILANO, 19 settembre 2016, 17:31

Igor Greganti

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Abderrahim Moutaharrik, il campione di kickboxing finito in carcere lo scorso aprile per terrorismo internazionale, teneva nascosto sotto il letto un "pugnale da combattimento" simile a quello utilizzato per lo "sgozzamento" di un "infedele" da parte dell'Isis e ripreso in un video. Il particolare inquietante, noto agli investigatori grazie alle perquisizioni avvenute il giorno dell'arresto del pugile, è venuto a galla oggi, ad indagine conclusa, e con la richiesta di processo con rito immediato formulata dalla Procura di Milano a carico del marocchino di 27 anni, della moglie Salma Bencharki e di altre due persone, anche loro finiti la scorsa primavera.

Stando alle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Enrico Pavone e Francesco Cajani, Moutaharrik avrebbe ricevuto, ai primi di aprile, un ordine direttamente dal Califfato con un messaggio WhatsApp: "ascolta lo Sceicco, colpisci! (...) fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo 'Allah Akbar'". E alla richiesta di quella voce che, attraverso un "poema bomba", lo invitava a compiere un attentato in Italia, lui non avrebbe avuto intenzione di sottrarsi. Anzi, stando agli atti, Roma e il Vaticano erano tra i possibili obiettivi. "Giuro sarò io il primo ad attaccarli (...) in questa Italia crociata, il primo ad attaccarla, giuro, giuro che l'attacco, nel Vaticano", diceva intercettato.

Il pugile e la moglie, secondo l'accusa, stavano anche per partire per la Siria dove, assieme ai loro due bimbi di 4 e 2 anni, sarebbero andati a combattere per l'Isis. "Vedendo le immagini dei bambini martoriati volevo andare ad aiutare la popolazione", ha detto Moutaharrik, lo scorso 2 maggio, per difendersi nell'interrogatorio. In carcere, cinque mesi fa, sono finiti anche Abderrahmane Khachia, fratello di Oussama, foreign fighter morto 'martire' (la sua "tunica" è stata trovata nella casa di Moutaharrik), e Wafa Koraichi, 24 anni. Fermata a Baveno, sulla sponda piemontese del lago Maggiore, la giovane è sorella di Mohamed Koraichi, marocchino di 31 anni che assieme alla moglie italiana, Alice Brignoli (si troverebbero entrambi ancora in Siria), e ai loro tre figli di 6, 4 e 2 anni, da più di un anno e mezzo ha lasciato Bulciago, centro nel Lecchese, per unirsi alle milizie dell'Isis. In un'annotazione dell'8 settembre scorso la Digos di Lecco parla di quel "pugnale da combattimento" tenuto da Moutaharrik - che andava sul ring con una "casacca" con scritte inneggianti al sedicente Stato islamico - "nell'apposita custodia ed occultato accuratamente all'interno di uno zaino posto sotto il materasso nell'apposito vano del letto".

L'arma, scrivono gli investigatori, "in eccellente stato di conservazione e atta all'uso, è simile a quella brandeggiata da un miliziano del 'Califfato', in prossimità del collo di una persona condannata come 'traditore dello stato islamico' e decapitata, che si rileva in un filmato trovato registrato e memorizzato all'interno" dello smartphone del marocchino. Nell'informativa, inoltre, gli investigatori, facendo riferimento al "poema bomba", tra l'altro integralmente trascritto dalla moglie in un'agenda, segnalano che quel testo inizia "proprio con l'invito a colpire il nemico attraverso lo 'sgozzamento' quindi attraverso l'uso del 'coltello'". E sempre nell'agenda Salma aveva copiato a mano anche "tre tipi di giuramento di fedeltà ai vari leaders del Califfato". Oggi, infine, il pm Piero Basilone, anche lui del pool antiterrorismo, ha chiesto il rinvio a giudizio per Monsef El Mkhayar, presunto foreign fighter marocchino di 21 anni, anche lui in Siria a combattere per Al Baghdadi. Mentre il ragazzo via Facebook ha più volte scritto che si farà "esplodere" al suo ritorno, un amico, Tarik Aboulala, prima di morire da 'soldato' dell'Isis ha minacciato di "decapitazione" un altro giovane che non aveva voluto arruolarsi.

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