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Donna morì in casa, arrestato marito

uxoricidio

Donna morì in casa, arrestato marito

VARESE, 26 aprile 2016, 14:19

Andrea Gianni

ANSACheck

Stefania Amalfi, foto tratta dal gruppo Facebook che chiede giustizia per la donna trovata morta in casa nel 2015 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefania Amalfi, foto tratta dal gruppo Facebook che chiede giustizia per la donna trovata morta in casa nel 2015 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Stefania Amalfi, foto tratta dal gruppo Facebook che chiede giustizia per la donna trovata morta in casa nel 2015 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cadavere di Stefania Amalfi, 28 anni, fu trovato la sera del 26 aprile 2015 sul suo letto, in una casa popolare a Varese dove viveva assieme al marito, Alessandro Argenziano. L'uomo, un anno dopo l'episodio, è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal vincolo matrimoniale e maltrattamenti.

A chiamare i soccorsi quella sera era stato il marito, raccontando che la donna si era sentita male dopo aver ingerito dei farmaci. Ma dalle indagini della polizia, coordinate dal pm di Varese Sabrina Ditaranto, è emerso che non si trattò di un suicidio. Nei confronti di Argenziano, già indagato a piede libero per omicidio volontario, il gip di Varese Stefano Sala ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, sottolineando la "pericolosità sociale" dell'uomo accusato anche di una presunta violenza sessuale commessa a marzo. Gli agenti della Squadra mobile di Varese hanno individuato come movente il tentativo di Argenziano, 40 anni, di incassare una polizza assicurativa sulla vita intestata alla donna dal valore di 30 mila euro. Per questo avrebbe sedato la moglie con un sonnifero e un farmaco ansiolitico, per poi soffocarla sul letto con un cuscino e il piumone, simulando un suicidio. L'uomo avrebbe anche indotto la moglie a scrivere un "biglietto di addio", trovato nella casa in via Conca d'Oro, per allontanare i sospetti da lui e rendere più credibile la messinscena. Frasi che la donna potrebbe essere stata costretta a scrivere nelle ore precedenti all'omicidio. Inoltre la sera del 26 aprile 2015 aveva invitato a cena una coppia di vicini di casa, manifestando tranquillità mentre i farmaci somministrati alla donna stavano facendo effetto. Sul corpo non furono riscontrati segni apparenti di violenza e, in un primo momento, si pensò all'ipotesi di un suicidio.

Presto però i sospetti si orientarono sul marito, difeso dall'avvocato Stefano Amirante, che aveva fornito dichiarazioni ritenute "contraddittorie". Dagli esami autoptici è emerso che la morte fu provocata dal soffocamento. Gli investigatori hanno accertato inoltre che l'uomo dopo il matrimonio, nel 2014, avrebbe "soggiogato" Stefania Amalfi con violenze fisiche e psicologiche, culminate anche in ricoveri in ospedale, colpendola con un martello nei giorni precedenti alla morte. Secondo le accuse l'ha indotta ad allontanarsi dai familiari che cercavano di convincerla a lasciarlo, divenendo beneficiario della polizza assicurativa sulla vita. Avrebbe ucciso per incassare 30 mila euro, ma non è mai riuscito a ottenere il denaro anche a causa dell'inchiesta a suo carico sfociata nell'arresto. Gli agenti della Squadra mobile lo hanno raggiunto nella casa della sua nuova compagna e lo hanno portato in carcere. I fratelli e i genitori di Stefania Amalfi, assistiti dagli avvocati Fulvio Artoni e Alessandra Sisti, in passato avevano lanciato numerosi appelli per chiedere "verità" sulla morte della 28enne: "Finalmente l'hanno arrestato - scrive su Facebook una delle sorelle, Salvina - giustizia è stata fatta".

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