Si è avvalso della facoltà di non
rispondere Stefano Binda, l'uomo arrestato lo scorso 15 gennaio
con l'accusa di aver violentato e ucciso nel gennaio 1987 la
studentessa di Varese Lidia Macchi, che oggi è comparso davanti
al sostituto pg di Milano Carmen Manfredda per un nuovo
interrogatorio. Da quanto si è appreso dai legali di Binda,
Sergio Martelli e Roberto Pasella, il sostituto pg ha disposto
l'interrogatorio "anche per consentire all'uomo" di "confessare
e alleggerire la propria posizione".
Binda, detenuto nel carcere milanese di San Vittore, dove si
è tenuto l'interrogatorio, continua a proclamarsi innocente.
Avrebbe spiegato anche di "non sapere nulla" della lettera
anonima (già nota agli inquirenti) inviata alla famiglia Macchi
nell'87 e diffusa ieri dal legale della famiglia nel tentativo
di identificare chi l'ha scritta. Nella missiva firmata 'Una
mamma che soffre' l'assassino veniva indicato come "un amico di
Comunione e Liberazione" della ragazza.
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