Giuseppe Uva, l'uomo morto a Varese nel 2008 dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri che lo avevano fermato ubriaco per strada, era un "clochard sporco e puzzolente" che "viveva di espedienti": lo ha affermato l'avvocato Luciano Di Pardo, che fa parte del collegio difensivo dei due carabinieri e dei sei poliziotti imputati per omicidio preterintenzionale, nel corso della sua arringa davanti alla Corte d'Assise di Varese. Il difensore si è soffermato sull'ipotesi che Uva avesse avuto in passato una relazione con la moglie di un carabiniere.
"Si è trattato di una spalmata gratuita di fango sull'onore di una famiglia - ha detto -. Come si può pensare che una donna sposata possa tradire il marito per un clochard sporco e puzzolente?". "E' una cosa indegna - ha replicato Lucia Uva, sorella di Giuseppe - è stata offesa la memoria di mio fratello, chiamandolo clochard sporco e puzzolente. Prima di raccontare menzogne su di lui, l'avvocato si dovrebbe sciacquare la bocca".
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