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Passeggiata a Brera con Bianciardi

Passeggiata a Brera con Bianciardi

Gian Paolo Serino presenta il suo 'Precario esistenziale'

MILANO, 21 marzo 2015, 15:01

Redazione ANSA

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Libri: a spasso con Bianciardi a Milano nel 2015

Gian Paolo Serino presenta il suo 'Precario esistenziale'

   (di Stefano Rottigni)

   Il cielo sopra la passeggiata letteraria nei luoghi di Milano in cui visse e lavoro' Luciano Bianciardi era da 'Vita agra' (" ce l'aveva assicurato il Comune", hanno scherzato gli organizzatori). Partenza, e non poteva essere altrimenti, dal bar Jamaica, in via Brera, a poca distanza dalla sua camera senza riscaldamento nella pensione di via Solferino che non esiste piu' ed e' ora sostituita da un piu' anonimo palazzone. Al Jamaica, lo scrittore grossetano passava prima di andare a lavorare alla Feltrinelli di via Andegari dalla quale fu licenziato per scarso rendimento e tornava per due chiacchiere, e decisamente qualche bicchiere in piu', con molti di quelli che avrebbero raccontato con grande anticipo e capacita' quasi divinatoria quella che sarebbe diventata Milano. La passeggiata letteraria e' stata l'occasione per presentare i libro di Gian Paolo Serino che gli ha dedicato la sua ultima fatica: "Luciano Bianciardi, il precario esistenziale" (Edizioni Clichy). "Un Bianciardi che ci racconta come siamo nel 2015, ma sessant'anni fa", ha spiegato Serino il quale e' tornato con la memoria alla latteria delle sorelle Pirovini che accudivano pittori, scultori, giornalisti, scrittori all'epoca spiantati (e alcuni lo sarebbero rimasti), ai postriboli di via Fiori Chiari, ripercorrendo gli anni in cui l''anarchico a Milano' rifiuto' la collaborazione con Il Corriere della Sera', offertagli da Montanelli, perche' altrimenti avrebbe rinnegato la sua natura contestataria, il 'furto' del cappotto a Giangiacomo Feltrinelli e le sbornie con l'amico Giancarlo Fusco, "cronista di rabbie", come lo defini' Carlo Castellaneta.

   Una passeggiata sul filo del ricordo in compagnia e nei luoghi di un autore che, per Serino, scriveva "con una modernita' che fa impallidire molti degli scrittori e dei lettori contemporanei". E' cosi' che Bianciardi anticipa Umberto Eco e il suo saggio "Fenomenologia di Mike Bongiorno" su 'L'Avanti', il 28 luglio del '59: "I nostri presentatori della televisione avevano successo e lo hanno in quanto riassumono ed esprimono certi difetti, certe tare nazionali. Mike Bongiorno li riassume piu' di tutti ed ecco perche' lo possiamo stimare il piu' mediocre, quindi il piu' bravo". Riesce anche a prefigurare, nel 62, dopo la vittoria di Adriano Celentano al Cantagiro, il futuro da 'guru' del Molleggiato.

   Un dubbio sfiora Serino: 'La Vita agra', il maggior successo dello scrittore che fini', in qualche modo, per accelerare la sua autodistruzione, assomiglia nella trama a un romanzo poco noto da lui tradotto: Il Ragazzo del Borstal dell'irlandese Brendan Behan. Behan di definiva un "alcolista con problemi di scrittura" e il suo romanzo racconta di un uomo che dall'Irlanda raggiunge Londra per mettere bombe contro i grattaceli del Potere inglese. Ne "La Vita agra" il protagonista si stabilisce a Milano per far esplodere il "Torracchione" dell'azienda responsabile della morte degli operai della miniera di Ribolla. Il problema, ancora una volta, era gia' stato risolto nel '63 da Bianciardi, traduttore di centinaia di libri, tra in quali quelli di Henry Miller: "Ora, chi esce da un simile tornado stilistico e psicologico, non puo' non risentirne: almeno un raffreddore te lo prendi. Per questo non vuole dire imitare".

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