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Esce il 'romanzo criminale' di Roversi

Esce il 'romanzo criminale' di Roversi

Vallanzasca e Turatello protagonisti di Solo il tempo di morire

MILANO, 13 febbraio 2015, 12:01

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 La risposta milanese a 'Romanzo criminale' ha per protagonisti tre banditi - Francis Turatello, Renato Vallanzasca e Angelo Epaminonda - che non hanno niente da invidiare per efferatezza criminale alla banda della Magliana. La loro storia è firmata da Paolo Roversi che, con 'Solo il tempo di morire', in uscita oggi per Marsilio, racconta la sanguinosa epopea della mala milanese tra il 1972 e il 1984.

Con una scrittura cinematografica, con capitoletti brevi e tanto di playlist alla fine del volume, Roversi ricostruisce la cronaca di quegli anni, mettendo al centro tre banditi con le rispettive batterie, e uno sbirro cocciuto pronto a contrastarli. Sullo sfondo, la "città rossa, quella delle sirene e dei lampeggianti, del sangue e delle barricate - racconta l'autore - dove comincia ad arrivare la cocaina e aprono le prime bische, posti bellissimi affittati ai malavitosi da signore benestanti, al cui ingresso ci sono scritte come 'circolo degli scacchi' e al cui interno lavorano croupier come nei casinò di Montecarlo".

Sono gli anni Settanta "dell'austerity e delle bombe, ma questi banditi - spiega l'autore - facevano la bella vita tra donne, champagne e abiti di lusso, tanto che la pelliccia di lupo era la divisa del bandito di successo". Rispetto ai veri protagonisti della cronaca i nomi sono stati cambiati, "perché questo è un romanzo e sono io a dare loro voce", ma i personaggi sono loro: Renato Vallanzasca che all'epoca era chiamato il bel René, Turatello noto come 'Il re di Lambrate' che controllava le bische e la prostituzione, e poi Angelo Epaminonda che porta dal Sud i contatti con la mafia e diventa il vice di Turatello finché non dà la scalata al potere. E poi il commissario Santi, "ispirato ad Achille Serra, che era a capo della squadra rapimenti ed era sempre in prima linea, fu tra i primi - ricorda Roversi - ad arrivare a Piazza Fontana e fu lui ad arrestare Vallanzasca".

Tra i poliziotti viene ricordato anche il commissario Calabresi, chiamato Il Catalano, tra le vicende di cronaca "l'editore su un traliccio a Segrate". "Sono tutti fatti reali raccontati come una fiction, non ci sono risposte - sottolinea - ma chiavi di lettura". "Di cronaca ce n'è tantissima, ma non ho messo tutto per non essere didascalico, quello che mi interessava - spiega Roversi - era raccontare i banditi, mai ritratti prima tutti insieme, e la loro lotta per prendersi Milano. Tutto il resto fa da sfondo".

Alla criminalità meneghina Roversi aveva dedicato un altro romanzo, 'Milano criminale', sorta di prequel di questo nuovo lavoro, che domani esce in versione tascabile: la protagonista è la 'ligera', la malavita romantica della banda di via Osoppo e del solista del mitra Lutring. "Erano banditi ma benvoluti dalla gente, con gli anni '70 invece la criminalità ha perso la sua innocenza, i malavitosi - considera lo scrittore - sono diventati spietati, disposti a tutto per i soldi, hanno iniziato a uccidere e hanno perso il consenso della gente" . Rimane però una sorta di fascinazione nostalgica per quei criminali affascinati dal bel mondo, sfacciati e vanesi. "Epaminonda si comprò 100 vestiti in un giorno, Turatello - ricorda Roversi - fu beccato dal sarto e sempre lui fece da testimone alle nozze in carcere di Vallanzasca, una mossa pubblicitaria ideata dai due banditi che finì sui giornali di mezzo mondo". Dopo di loro arrivò la Milano da bere e della Tv commerciale, "che potrei raccontare, ma in altri romanzi, il dittico della città rossa si chiude così perché quella Milano criminale è finita: Epaminonda è un pentito, Turatello è morto, Vallanzasca è in prigione". E chi ha preso il loro posto non è altrettanto affascinante, "basta vedere le differenze - conclude Roversi - tra i protagonisti di Mafia Capitale e la Banda della Magliana", che sembrava fatta apposta per essere raccontata da un romanzo, un film e infine una fiction di successo. Lo stesso destino che Roversi si augura per la sua Milano criminale.

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