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Vallanzasca, revocata la semilibertà

Vallanzasca, revocata la semilibertà

Era stato arrestato il 13 giugno in un supermercato

MILANO, 14 luglio 2014, 18:43

Redazione ANSA

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I giudici della sorveglianza di Milano hanno revocato il regime di semilibertà concesso nel 2013 a Renato Vallanzasca, protagonista della mala milanese condannato a 4 ergastoli e a 296 anni di carcere. Lo hanno confermato fonti legali. La semilibertà gli era già stata sospesa temporaneamente il 14 giugno scorso.

Vallanzasca era stato arrestato lo scorso 13 giugno con l'accusa di aver rubato due paia di mutande e altri oggetti di poco valore in un supermercato di viale Umbria, a Milano. Per lui è in corso il processo per direttissima con l'accusa di rapina impropria e il dibattimento riprenderà ad ottobre. Giovedì scorso, invece, si è tenuta davanti al Tribunale di Sorveglianza (presidente del collegio Guido Brambilla) l'udienza in vista della revoca o meno della del regime di semilibertà che gli era stato concesso nell'autunno del 2013.

Quattro giorni fa l'ex bandito della 'mala' milanese degli anni '70 e '80, assistito dall'avvocato Debora Piazza, si è presentato in aula e ha spiegato, così come aveva già fatto nel processo per direttissima, di essere "innocente", di non aver mai rubato alcunché al supermercato e di essere stato incastrato da un giovane incontrato nel negozio che avrebbe messo gli oggetti nella sua borsa.

"Sono molto stanco - ha detto 'René' ai giudici della Sorveglianza - l'unica cosa che voglio è riprendere il mio percorso con il mio lavoro, la mia compagna, con i miei 'mattarelli' (assiste persone disabili, ndr), con la comunità 'Il Gabbiano', con i magistrati e gli educatori. Ridatemi il mio percorso". Vallanzasca, inoltre, da circa sei mesi sta mettendo da parte un po' dei suoi soldi per creare un fondo per le famiglie delle persone che ha ucciso. I magistrati gli hanno però revocato la semilibertà che era stata sospesa dopo l'arresto per rapina impropria.

"Non conosco ancora la motivazione, ma posso già dire che a mio avviso questa decisione mal si coniuga con i principi rieducativi della pena e della presunzione di innocenza. Principi che sono cardine del nostro ordinamento", ha commentato l'avvocato Debora Piazza, legale di Renato Vallanzasca.

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