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Esperti, è prima causa morte tra 16 e 44 anni

Violenza donne

Esperti, è prima causa morte tra 16 e 44 anni

A Ospedale Lecco corso per formare operatori pronto soccorso

MILANO, 15 aprile 2014, 12:23

Redazione ANSA

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"La violenza è la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni, provocando più vittime del tumore al seno o degli incidenti stradali. Solo in Italia vengono uccise circa 130 donne all'anno per mano, soprattutto, dei loro partner o dei loro ex compagni o mariti". A riportarlo è l'Azienda ospedaliera della Provincia di Lecco, che per domani ha organizzato un appuntamento per formare gli operatori sanitari a gestire le donne vittime di violenza.
    L'incontro fa parte di un ciclo intitolato 'La donna vittima di violenza e maltrattamenti: valutazione del rischio e accoglienza': l'obiettivo, spiegano gli organizzatori, "è rendere gli operatori sanitari in grado di riconoscere per tempo, identificando determinati segnali, una situazione di maltrattamento o violenza. Un personale ben formato, infatti, sarà maggiormente capace di attuare e mettere in campo tutta una serie di competenze utili ad ascoltare, accogliere ed aiutare le vittime di violenza".
    "Il percorso di ogni vittima, dopo l'ansia, il rifiuto e le difficoltà delle violenze subite - spiega Paolo Schiavo, medico del Pronto Soccorso dell'Ospedale Manzoni di Lecco - inizia con il suo accesso al Pronto Soccorso: qui si avvia un iter condiviso con tutte Unità Sanitarie, che va dall'accoglienza sino alla pianificazione di un intervento che spesso coinvolge, a prescindere dalla volontà della vittima, anche l'Autorità Giudiziaria". La donna viene visitata dagli specialisti, che prestano particolare attenzione a tutti quegli elementi che possono essere significativi per una diagnosi sicura di maltrattamento e violenza, ma anche per escludere una eventuale malattia infettiva sessualmente trasmissibile. "Operiamo nei nostri Pronto Soccorso - conclude Schiavo - facendo capire alle donne, che spesso non parlano per paura di ritorsioni da parte dei loro partner, che sono ascoltate e sostenute, e agiamo con discrezione e sensibilità per far si che si sentano rassicurate.
    Questo, cercando di riconoscere il loro dolore e la loro sofferenza e di rispondere in modo adeguato anche a quelle richieste di aiuto, spesso silenziose".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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