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Focus sulla 'Franco Berthod' dove tremano anche i campioni

Focus sulla 'Franco Berthod' dove tremano anche i campioni

Uno spettacolare 'muro' con picchi di pendenza al 76%

01 febbraio 2016, 15:06

Redazione ANSA

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Federica Brignone - RIPRODUZIONE RISERVATA

Federica Brignone - RIPRODUZIONE RISERVATA
Federica Brignone - RIPRODUZIONE RISERVATA

AOSTA - Intitolata all'atleta e allenatore valdostano Franco Berthod che ne ideò il tracciato insieme all'ex campione di discesa svizzero Bernhard Russi, la pista n. 3 di la Thuile è una delle più spettacolari e severe dal punto di vista tecnico di tutto il comprensorio, caratterizzata da una pendenza media del 31% con tratti al 76% per una lunghezza di 2.310 metri e un dislivello di 730.

Sono ormai 22 anni che la pista valdostana ospita appuntamenti di livello internazionale, soprattutto di Coppa Europa. Nell'ambito della seconda manifestazione sciistica per importanza dopo la World Ski Cup, nel febbraio 1997 vennero disputate due discese e altrettanti Super G a cui prese parte una giovane promessa internazionale, poi destinata a diventare il dominatore della Coppa del Mondo per un decennio, Hermann 'Herminator' Maier. Negli ultimi anni la 'Franco Berthod' ha ospitato nel 2011 i Campionati italiani assoluti e l'anno successivo le finali di Coppa Europa maschili, mentre nel 2013 vi si sono tenute due gare di Super G valevoli sempre per il circuito di Coppa Europa.

La pista conduce dal plateau di Les Suches fino a La Thuile attraverso tre chilometri di impegnativi 'muri' e curvoni attraverso i boschi. La partenza del tracciato sul Monte Terres Noires, a 2.360 metri di altitudine, è caratterizzata da un 'muro' iniziale che consente di prendere subito una buona velocità. Una curva a sinistra immette nel canalino della pista n.14, dove gli atleti sfiorano i 120 km/h, prima dell'impegnativo curvone a sinistra che immette in uno dei punti più tecnici della 'Franco Berthod', la grande esse, al termine della quale ci si trova sul famoso muro della 3, il 'Grand Muret', con una pendenza del 73%. Un curvone a sinistra conduce poi a un salto dove impostare 'in volo' la curva seguente verso destra, mentre altre due curve conducono alla parte finale del muro dove gli atleti in gara raggiungono la punta di velocità intorno ai 130 km/h. Il piano del Planey anticipa infine un altro tratto molto ripido con il passaggio della 'Mini Centrale' e la curva 'La Magneuraz', fino al salto 'Golette', il 'volo' di 40 metri che porta al traguardo.

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