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Fase 3: allarme asili nido privati, a rischio sopravvivenza

Fase 3

Fase 3: allarme asili nido privati, a rischio sopravvivenza

Associazione categoria Unitamente, sabato termina cig in deroga

GENOVA, 05 giugno 2020, 14:50

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Un grido di allarme si alza dai nidi e dalle scuole d'infanzia chiusi dall'avvio del lockdown per l'emergenza covid-19 e ormai a rischio sopravvivenza. Sabato terminerà la cassa integrazione in deroga per i dipendenti e a giugno, luglio e agosto non ci saranno quindi neppure gli ammortizzatori sociali: se resteranno ancora chiuse e non avranno aiuti le strutture private, per lo più imprenditoria femminile, arriveranno al fallimento prima di ogni ipotesi di riapertura per settembre. Lo denuncia Unitamente, associazione di categoria creata durante l'epidemia a Genova e che rapprenta ormai mille strutture in tutta Italia.

    In alcune regioni è stata concessa la riapertura dei centri estivi, come ad esempio in Liguria, dove una ordinanza regionale lo consente dal primo giugno, e anche se i nidi non sono propriamente centri estivi, qualcuno ha pensato di attrezzarsi, soprattutto le imprese dove gli educatori sono anche titolari.
    "Non è possibile riaprire, i costi non lo permetterebbero", denuncia però Unitamente, soprattutto considerando che la capacità ricettiva delle strutture già piccole o piccolissime verrà dimezzata. In media i nidi privati spendono 7mila euro al mese in stipendi per i dipendenti e contributi, 2mila euro di canoni di locazione. "I nidi, le scuole dell'infanzia e i servizi educativi 0-6 privati sono stati incostituzionalmente dimenticati sin dall'inizio di questa emergenza - denuncia quindi Unitamente -. Sono una delle poche categorie che non può ad oggi tornare a svolgere il proprio lavoro". "Hanno snaturato l'identità dei servizi educativi 0-6 relegandoli a mero intrattenimento come centri estivi". In media sono privati, secondo le stime dell'associazione, metà dei nidi in Italia, ma in alcune aree si arriva ben oltre, come in Liguria dove i privati sono al 70%.
   

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