Il lungomare di Lavagna non poteva
essere toccato. Nonostante le lamentele dei proprietari degli
stabilimenti in regola e, ancora peggio, nonostante in mare
finissero gli scarichi abusivi dei chioschi illegali, gestiti
dagli amici del clan Rodà-Casile. E per evitare problemi ai
proprietari dei quattro chioschi bisognava "omettere i
controlli", non adottare alcuna sanzione e "convincere i
responsabili della Capitaneria di porto a chiudere un occhio". È
quanto emerge dall'inchiesta della Dda di Genova che ieri ha
portato all'arresto di otto persone (cinque in carcere e tre ai
domiciliari) tra cui il sindaco Giuseppe Sanguineti e l'ex
deputata Gabriella Mondello.
A gestire la questione degli 'ombrelloni' è la 'dark lady'
Mondello. È lei che spiega al consigliere comunale Massimo
Talerico (anche lui ai domiciliari) quali comportamenti seguire,
i funzionari fidati e quelli non fidati e dunque "da
ridimensionare". Alle parole, secondo gli inquirenti, seguono i
fatti. Nonostante i sopralluoghi nessuno fa niente: nessuna
sanzione ma anzi, per la stagione balneare del 2015, viene
adottata una delibera in cui si aumentava l'area demaniale di
oltre cinque volte a favore dei quattro chioschi abusivi.
Anche il sindaco è consapevole delle irregolarità ma ha
ricevuto i voti anche da loro e non può muoversi contro di loro.
"Bisogna studiare un po' - dice il sindaco a una funzionaria
comunale che lo sollecita a prendere una decisione - ma non si
può neanche cercare dei ricatti però... Io sono sempre stato
dell'idea che bisogna cercare di stemperare le situazioni, anche
perché non è che togliendoli abbiamo risolto il problema,
abbiamo soltanto peggiorato la situazione".
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