Era nato con una patologia cardiaca e
nel 2016 fu sottoposto ad una operazione in Sicilia, a
Taormina, presso il
centro cardiologico pediatrico Mediterraneo dell'ospedale
Bambino Gesù. Un'operazione che secondo l'accusa ebbe il
pregiudizio di una grave imperizia: i medici che operarono il
piccolo gli impiantarono il pacemaker al contrario, rivolto
verso il basso. Un errore che provocò al bimbo una sorta di
cappio all'arteria che, nella crescita, causò una insufficienza
cardiocircolatoria.
Nel 2018 il bimbo arriva a Roma, sempre al Bambino Gesù, ma i
cardiologi che lo visitano, secondo l'accusa, non
capiscono la gravità della situazione e ritardano una serie di
esami. A settembre di due anni fa il cardiologo riscontra
però qualche problema, ma fissa la tac solo due mesi dopo,
secondo la ricostruzione dei pm. Si arriva al 31 dicembre, le
condizioni del bambino sono molto gravi: viene trasportato su
un aereo militare nella capitale e viene operato solo il giorno
dopo. I due medici che eseguono l'intervento, secondo la
procura, lo fanno "in macroscopico ritardo" e anche commettendo
errori. Il 3 gennaio del 2019 il bimbo muore.
Insomma secondo l'accusa non uno ma una serie di errori
sanitari provocarono l'aggravarsi delle condizioni del piccolo e
poi la sua morte ad appena due anni: per la procura insomma i
medici che lo hanno avuto in cura sono passibili di "negligenza,
imprudenza e imperizia" e hanno concorso "a cagionare la morte
del bimbo".
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