Nel corso della sua deposizione
davanti ai pm, nell'ottobre del 2015, era stato reticente,
negando intimidazioni da parte di Massimo Carminati, Riccardo
Brugia e Matteo Calvio. Per questo la procura di Roma ha chiuso
le indagini nei confronti di Bruno Caccia, il titolare di una
ditta di trasporti che aveva contratto un debito di 25 mila euro
con Roberto Lacopo, già condannato nel processo al Mondo di
Mezzo e titolare del distributore di benzina di Corso Francia,
ritenuto dagli inquirenti il quartier generale del gruppo
criminale guidato dall'ex Nar. Nei confronti di Caccia, il pm
Luca Tescaroli contesta il reato di falsa informazione ai pm
aggravata dal metodo mafioso per aver agevolato l'associazione
di tipo mafioso capeggiata da Carminati dicendo il falso ai
magistrati.
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