Le urla di una donna musulmana che grida "non abbiate paura di noi", riecheggiano in piazza Santi Apostoli e per qualche istante coprono tutto. Nel cuore di Roma sabato 21 novembre si sono ritrovati centinaia di islamici venuti da diverse parti di Italia per manifestare contro il terrorismo. "Not in my name", lo slogan scelto dopo gli attentati terroristici che hanno insanguinato Parigi e scosso il mondo intero. "No all'Isis, noi ci siamo", i cori intonati durante il sit-in. Mentre un gruppo di fedeli sceglie di pregare per strada. In piazza ci sono soprattutto giovani, originari del Marocco e del Bangladesh, ma anche egiziani, pakistani, senegalesi e siriani. Tutti a sottolineare, con un grande striscione "non siano noi il nemico". "Io abito a Roma. - racconta un imprenditore di money transfer originario del Bangladesh ma che vive e lavora in Italia da dieci anni - Sono qui oggi per dimostrare che il terrorismo e l'Islam sono due cose diverse. I capi di Stato lo sanno, ma la gente comune no, quindi bisogna dire che non è la stessa cosa. Non siamo tutti colpevoli. Quello che stanno facendo i terroristi è uccidere l'immagine dell'Islam". "Noi siamo arrivati per combattere chi in nome di Allah ammazza grandi e piccoli - gli fa eco un giovane etiope -. Noi tutti dobbiamo combattere questo, perché l'Isis ammazza i bambini, le donne, gli uomini. E per la religione islamica è peccato. Io vivo a Roma, in zona Romanina". Accanto a lui, sua moglie: "Siamo venuti in piazza per combattere i terroristi, l'Islam non è una religione che ammazza le persone, anzi è il contrario: è peccato".
Uno dei tanti cartelli portati in piazza Santi Apostoli recita: "L'Isis è un cancro del corpo islamico. Quello che hanno fatto è un attacco contro la comunità intera". "È giusto, è così", commenta Badia, 'romana-marocchina'. Tante le voci di condanna da parte dei manifestanti: "Vogliamo essere insieme contro la violenza, un senso di paura lo avvertiamo tutti"; "quello che è successo non è umano, sono bastardi e fanatici.
Giocano con l'Islam e le prime vittime siamo noi musulmani". Insieme alla comunità musulmana in piazza anche diversi romani. "E' stata una bellissima iniziativa - commenta Carla, insegnate - e serviva, bisogna imparare a convivere. Mi spiace solo non si sia parlato della questione del denaro e delle armi". "Sono rimasta delusa perché, contando che Roma è la città con la moschea più grande di Italia, non ho visto una grande partecipazione della comunità islamica di Roma. Speravamo in una partecipazione maggiore - fa notare Francesca, impiegata - Ma il messaggio contro il terrorismo è stato comunque forte e chiaro".
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