BOLOGNA - Un'esposizione fatta di film negli spazi del Museo Civico Archeologico di Bologna. E' 'Viva l'Italia', mostra dedicata al cinema e alla politica nell'Italia degli anni '70 curata da Mark Nash nell'ambito di Arte Fiera, parte di Art City Bologna Polis. In totale sono nove lavori cinematografici proiettati in diverse postazioni negli spazi del Museo fino al 29 gennaio.
"Molti dei film in mostra - ha detto la nuova curatrice di Arte Fiera, Angela Vettese, presentando la mostra insieme a Nash - sono qualcosa che ha definito l'identità italiana in anni ormai lontanissimi, in momenti in cui l'ideologia era molto più sicura. Oggi viviamo in un tempo malcerto per quanto riguarda il nostro futuro". Vettese ha sottolineato come accanto alla nostra identità nazionale "che sappiamo esistere", si affianca la consapevolezza di far parte "di un organismo più forte che è l'Europa e però non sappiamo quanto è forte questo organismo europeo. Quindi abbiamo un grande quesito davanti a noi, chi diventeremo? Mi piace che l'arte se lo continui a porre e mi piace che il cinema e il Museo archeologico si incontrino perché in realtà se noi andiamo a vedere la parte archeologica del museo ancora ci possiamo fare la stessa domanda, chi diventeremo? Non c'è risposta, c'è solo la domanda e credo che sia la domanda dell'arte".
Come ha spiegato il curatore, i film proposti (da 'Lotte in Italia' del collettivo Dziga Vertov Group composto da Godard e Gorin, all'ultimo film di Rossellini che documenta l'apertura del Centro Georges Pompidou; dall'intervista con Pier Paolo Pasolini di Gideon Bachman, a 'Teorema' dello stesso Pasolini fino a 'Partner' di Bernardo Bertolucci o a 'WR Mysteries of the Organism' di Disan Makavejev) affrontano i conflitti politici, sociali e personali con un approccio innovativo, in termini di forma cinematografica e per l'immaginario collettivo e individuale. La mostra propone molti spazi dove gli spettatori potranno vedere film per intero o scegliere di intraprendere un viaggio personale tra immagini e suoni ed è immaginata come una sorta di 'stress test' della pertinenza dell'esperienza cinematografica ai giorni d'oggi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA