Intreccia il tema del carcere, con
tutte le sue problematiche, e quello del libero arbitrio, della
volontà che fa cambiare rotta ai destini segnati. È una storia
che ci riporta, qualche anno dopo Ariaferma di Leonardo Di
Costanzo, dentro un penitenziario, un posto di rado frequentato
dal cinema italiano. Samad, in sala dal 13 maggio, è il primo
lungometraggio di Marco Santarelli con Mehdi Meskar, Roberto
Citran, Marilena Anniballi e Luciano Miele. Prodotto da The Film
Club e Kavac Film con Rai Cinema, con i sostegni di Mic,
Emilia-Romagna Lazio, distribuito da Kavac Film in
collaborazione con Kio Film. È sostenuto da Antigone,
l'associazione che si batte per i diritti e le garanzie nel
sistema penale. Il brano di chiusura del film è Casablanca di
Baby Gang.
Nel film, il giovane musulmano Samad torna in carcere per
raccontare la sua esperienza, di uno che ce l'ha fatta, ora fa
il giardiniere, ma è il giorno sbagliato. Scoppia una rivolta ed
esplodono con drammaticità tutte le contraddizioni. "Samad -
dice all'ANSA Santarelli - è un film di finzione, ma che arriva
da lontano, affonda in un mio vissuto artistico e personale: nel
2011 e nel 2015 ho realizzato due documentari in carcere a
Bologna, il primo raccontava la condizione dei detenuti
stranieri al Dozza, dove c'era una grande problema di
sovraffollamento, di richieste di 'domandine' che sono quelle
ricorrenti di quando si chiede di parlare con la famiglia o
l'avvocato, nel 2016 invece ho filmato sempre lì un laboratorio
sulla Costituzione italiana a confronto con le costituzioni
arabe. Ho fatto molte conoscenze, tra cui persone marocchine
che, come racconto poi in Samad, sono riuscite a tirarsi fuori,
grazie anche all'impegno incredibile di volontari ed educatori".
Il protagonista è Mehdi Meskar, lui stesso un ex detenuto,
nato e cresciuto in Italia da genitori maghrebini, che ora vive
a Parigi, parla quattro lingue ed è attore professionista.
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