Una "patologica situazione relazionale creata da condotte improntate a castrazione e repressione, denunciate dall'impotente e inerme vittima nella maniera più inequivocabile". Così i giudici della Corte di assise di Forlì valutano quanto vissuta da Rosita Raffoni, la sedicenne che si uccise gettandosi dal tetto di una scuola: i due genitori sono stati condannati per maltrattamenti.
"Le decisioni prese dalla famiglia Raffoni, dalle più banali a quelle di maggior impatto emotivo - scrive la Corte di assise in un passaggio delle 145 pagine di sentenza - non rappresentano mai scelte a contenuto o a funzione educativa. Non c'era nulla di pedagogico o educativo nelle limitazioni imposte a Rosita, che subiva sistematiche e insormontabili negazioni, a fronte delle quali la minore - proprio perché era un'adolescente tutt'altro che viziata, smetteva anche di chiedere, sperando solo di poter allontanarsi da quella famiglia e da quel clima che ormai viveva come una segregazione".
Il padre è stato invece assolto dall'accusa di istigazione al suicidio. La Procura di Forlì, le indagini sono state coordinate dai pm Filippo Santangelo e Sara Posa, aveva chiesto condanne a sei anni per il padre, due anni e mezzo per la madre.
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