Fare un'analisi dei rapporti tra giustizia e informazione nel tentativo, arduo per ammissione dello stesso autore, di definire un paradigma che segni il giusto limite tra la libertà di stampa e il rispetto dei principi di civiltà giuridica sanciti dalla Costituzione. Questo in sintesi l'intento del libro "L'inarrestabile spettacolo della giustizia penale" (Paolo Emilio Persiani editore) di Alessandro Valenti, avvocato penalista e docente universitario a Bologna. Nella prima parte del volume l'autore si sofferma sul tema della spettacolarizzazione del processo penale sui media, dalla fase delle indagini preliminari agli esiti del giudizio. Poi, con interventi di giuristi ed esperti anche di altre discipline, dalla musica alle arti figurative, si approfondiscono aspetti della spettacolarizzazione della pena, in un duplice senso: da una parte esibita in pubblico con funzione di esemplare castigo, dall'altra le condanne e le pene come elemento drammaturgico nelle arti e nel melodramma.
Il risultato è un intreccio di relazioni, spunti e rimandi che descrivono una realtà variegata, "nella convinzione comune - scrive Valenti nell'introduzione - che tanto più la ritualità connaturata al processo penale si presta alla spettacolarizzazione nel circuito mediatico, tanto più è necessario attutirne gli effetti distorsivi: per l'integrità della funzione giurisdizionale, per il rispetto della dignità dell'imputato, per l'ossequio alla funzione rieducativa della pena".
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