Ventotto uomini, tra i 17 e gli 84
anni, innocenti e inoffensivi. Come Adriano Gigli, pastore
17enne; come Emilio Alberghi, disabile psichico, o Antonio
Rovali, 82enne infermo. O come il parroco Giovan Battista
Pigozzi, che si rifiutò di mentire e di fuggire.
E' nel nome e nel ricordo delle vittime dell'eccidio
nazifascista avvenuto il 20 marzo 1944 nel territorio di Villa
Minozzo (Reggio Emilia), dove i borghi di Cervarolo e Civago
vennero rastrellati, depredati e bruciati, che si è aperto
l'intervento del presidente della Regione Emilia-Romagna,
Stefano Bonaccini. La cerimonia di commemorazione è stata
organizzata dal Comune in collaborazione con le associazioni
partigiane, Alpi-Apc e Anpi, e con l'Istituto per la storia
della Resistenza e della società contemporanea (Istoreco).
"Essere qui, insieme - cittadini, istituzioni, associazioni -
vuol dire scegliere di non dimenticare. Di non dimenticare le
nostre radici più profonde", ha detto Bonaccini.
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