Simboli misteriosi e significati
nascosti nelle pose di animali fantastici, bestie feroci, mostri
alati e sfingi rappresentate su opere antichissime, che tornano
"a casa" dopo un viaggio lungo 2600 anni: si apre il 28 maggio
al Museo Nazionale Atestino di Este la grande mostra "Le fiere
della vanità", dedicata all'arte delle Situle, cioè i racconti
espressi in figure su vasi a forma di secchiello realizzati in
bronzo laminato, sbalzato e cesellato. A cura di Stefano Buson,
Federica Gonzato, Diego Voltolini e allestita fino al 3 ottobre,
l'esposizione riunisce a Este diversi esempi di questa arte, la
cui espressione più antica è forse proprio quella prodotta nella
cittadina veneta.
La mostra, divisa in sei sezioni, ambisce a svelare molto di
questa pratica artistica, cercando anche di offrire
un'interpretazione plausibile della simbologia dei reperti. La
prima sezione "Le mani degli artigiani" affronta l'aspetto
"materico" e la tecnologia dell'opera antica come risultato
della grande abilità dei Veneti antichi nella lavorazione della
lamina in bronzo. La seconda, "Lo spazio del racconto",
documenta il modo di gestire lo spazio delle immagini, ossia la
singola figura, la rappresentazione circolare e la narrazione su
registri. Coperchi ed elmi compongono la terza sezione, "Il
racconto circolare": qui trovano spazio decorazioni in cui
figurano animali e bestie fantastiche, la cui gestualità parla
attraverso un linguaggio simbolico. "Racconti e celebrazioni" è
la quarta sezione con alcuni preziosi esempi di racconti sulle
situle, tra cui la Situla Benvenuti - simbolo del Museo -
definita il "poema dei Veneti antichi". La quinta sezione,
"Oltre i racconti", si concentra sull'arte delle Situle come
linguaggio simbolico di bellezza e vanità. La sesta sezione
"Racconti per tante genti" svela l'uso dell'arte della Situla da
parte dei Veneti antichi come linguaggio "transnazionale".
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