Creare un ponte tra passato e futuro, l' immaginario classico e i simboli espressivi della contemporaneità pescando, anzi ''rubando'', a piene mani nel patrimonio della tradizione e nell' enorme mare del mondo digitale. Ozmo, lo street artist toscano conosciuto da anni per le incursioni in luoghi pubblici che da Milano hanno varcato i confini italiani spaziando dall' Europa a Shanghai, porta ora al chiuso il suo gesto creativo. In questi giorni una quindicina di sue opere a pennarello in bianco e nero dialogano con il soffitto affrescato di un palazzo rinascimentale di Trento per la mostra 'Amalgama, un viaggio alchemico'' alla Galleria Studio Raffaelli. A metà gennaio, invece, tornerà all' Istituto Italiano di Cultura di New York - dove l' ottobre scorso ha lasciato la sua impronta lungo la grande scala dell' edificio - per la sua prima personale negli Usa con cinque tele di grandi dimensioni.
Ozmo, nome d' arte di Gionata Gesi, attualmente vive e lavora a Parigi, dove ha spesso legato le sue uscite a frangenti politici come le frizioni Emmanuel Macron e Giorgia Meloni sulla questione dei migranti. ''Di fatto - spiega all' ANSA - sono un ladro di icone. La mia pratica consiste nell' appropriazione di immagini della storia dell' arte, dall' antichità al Rinascimento e fino all' Ottocento, in un mix con i fumetti, la pubblicità, personaggi pop e marchi e famosi. L' 'uso di Google come se fosse la mia Biblioteca di Alessandria mi consente entrare negli archivi dei musei e 'rubare' proprio come Arsenio Lupin nei lunghi più prestigiosi e difficili da violare''. E' accaduto così anche nel prestigioso Kings College di Londra, dove la scorsa primavera l' artista è stato invitato a realizzare un' opera partendo dalla loro enorme collezione di archivio di sculture classiche appunto iconiche.
A Trento i suoi stencil rivisitano le incisioni di Frans Huys e Cornelis Floris, due artisti del Seicento, trasportandole su pvc riciclato. ''Come avviene con le immagini - spiega - rubo anche il supporto recuperando porzioni dei cartelloni pubblicitari fuori uso. In questo modo trasformo il rifiuto in arte. Lo stesso titolo della mostra richiama la mia tecnica che fonde elementi vecchi e nuovi, sacro e profano, cultura alta e pop e i meme di internet ma invita anche a gesti di pace, come suggeriscono le figure di Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini che si dànno il cinque. Nella Grande Mela dal 17 gennaio a metà febbraio gli enormi pastelli su tela riuniti sotto il titolo ''The Glitched Gods of Olympus'' (Gli Dei difettati dell' Olimpo) occuperanno il salone espositivo dell' Istituto Italiano di Cultura. In questo caso la tradizione del passato si confronta con l' intelligenza artificiale, forzando la mano per rovesciare schemi acquisiti. ''Ho realizzato statue classiche, dipinti di sculture pensate dall' intelligenza artificiale, dove l' Apollo simbololo intelligenza diventa stupido, il Dioniso ancora più sballato, la Venere è africana e Ercole un uomo maturo fidanzato con una ragazza molto più giovane, clichè tra il provocatorio e il reazionario che si confrontano con la cultura woke americana, madre di tutti i 'politically correct' di cui tanto si parla''.
Ma la street art in gallerie e musei non è un controsenso? ''E' dai tempi di Basquiat che questo capita - replica. Quando si attira l' attenzione di curatori, musei è collezionisti è naturale che l' arte venga proposta sempre di più in contesti prestigiosi e ufficiali. Quando la street art, per sua natura illegale, entra in un museo diventa 'semplicemente' arte contemporanea. Nei contesti all' aperto, invece, continuo a portare i riferimenti storici e la pratica del nostro tempo''. La street art non sarà diventata una moda? ''Da venti anni ha perso il suo carattere rivoluzionario che era alimentato dall' autoproduzione e dall' underground. Nell' aver democratizzato e reso tutto orizzontale Internet ha tolto voce anche a chi era indipendente o non allineato. Prima del 2010 e dell' avvento degli smartphone era possibile essere alternativi e contro il sistema, adesso chiunque rischia di far parte di un mormorio indistinto''. In quale luogo sogni di realizzare una tua opera? ''Nel cuore e nella testa delle persone. Mi piacerebbe fare qualcosa che risulti sentimentale senza essere sentimentalistico e intelligente evitando la trappola di una costruzione mentale fine a sé stessa''.
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