La testa del leone, preso, ma
ruggente. E il busto dell'atleta pronto a colpirlo a morte. Per
la prima volta dopo 50 anni tornano insieme due dei tre pezzi
del Gladiatore che uccide un leone, gruppo scultoreo della
seicentesca Collezione Giustiniani, trafugati tra il 1966 e il
1971, oggi star della mostra Archaelogy and Me - Pensare
l'archeologia nell'Europa contemporanea, al Museo Nazionale
Romano fino al 23 aprile 2017.
L'opera, ritratta in una delle incisioni volute dal marchese
Vincenzo Giustianiani nel 1631 per illustrare la sua collezione
di antichità, era in realtà una composizione creata all'epoca
intorno al frammento di un Mitra tauroctono di età romana.
Rubato dalla Villa di Bassano Romano, il torso è stato
restituito dal Getty Museum nel '99 grazie ai Carabinieri Nucelo
Tutela Patrimonio Culturale. La testa del leone è stata invece
rinvenuta ad aprile scorso nel sito archeologico di Capo di Bove
sulla Via Appia, in una villa privata acquistata dalla
Soprintendenza e oggi aperta al pubblico
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