(di Clemente Angotti)
Un'escursione immersiva tra
ambiente, storia e spiritualità alla scoperta della Riserva
naturale regionale del Vergari, a Mesoraca. In marcia, dal
centro abitato della cittadina del crotonese su per le colline
soprastanti - tra il grigio dei blocchi di granito e il verde
lussureggiante della vegetazione che in autunno trascolora nel
giallo del foliage - si ha la possibilità di vivere in poche ore
un mix di emozioni autentiche che non può che culminare con un
passaggio al convento francescano dell'Ecce Homo da oltre cinque
secoli faro di religiosità in grado di attirare moltitudini di
persone. Nel santuario, infatti, è possibile ammirare la statua
dell'Ecce Homo, scolpita nel legno di tiglio da Fra Umile
Pintorno da Petralia e datata 1630, e la miracolosa effigie
della Madonna delle Grazie, opera cinquecentesca che domina
l'altare della chiesa, realizzata in marmo dallo scultore
messinese Antonello Gagini.
Ambiente ma non solo. Istituita ufficialmente l'11 aprile
scorso, la Riserva copre un perimetro che si diparte dalla
frazione Filippa a monte del paese fino alla frazione montana
del Villaggio Fratta e ricomprende zone fitoclimatiche tutte
caratterizzate dalla presenza di elementi naturalistici di
valenza ecologica e paesaggistica. L'itinerario del parco
fluviale si snoda lungo 29 chilometri di sentieri mappati dal
Cai, tra vegetazione ricca di biodiversità, corsi d'acqua e
cascate che regalano straordinarie conche, detti 'vuddri', dove
è possibile fare il bagno nella bella stagione. Emiliano
Cistaro, architetto, è il direttore dell'ente. L'etnobotanico
Carmine Lupia ne cura la parte scientifica. Tra storia e
biodiversità l'escursione nell'area sovrastata in lontananza dal
monte Giove, che fa da corona a Mesoraca, rappresenta
un'occasione privilegiata per ammirare un angolo di Calabria
pregno di tesori poco conosciuti.
Fondata dagli Enotri, Mesoraca si allunga tra le falde
orientali del monte Femminamorta e la "Riserva del Vergari",
attraversata da due fiumi, Reazio e Vergari, e ubicata in
corrispondenza di un'area territoriale di intensa spiritualità
che, oltre al Monastero dell'Ecce Homo, ospita a non molta
distanza anche il "Santuario della Santa Spina", dov'è custodita
la reliquia della corona di Gesù, nel territorio di Petilia
Policastro, e i resti dell'Abbazia Cistercense di Sant'Angelo
del Frigillo.
Tappa irrinunciabile nella terra che si vanta, non senza
qualche controversia tra storici e non solo, di avere dato i
natali ad uno dei papi calabresi, S. Zosimo, è comunque il
convento francescano dell'Ecce Homo che custodisceil busto del
Cristo flagellato. Attualmente la statua è oggetto di un
restauro conservativo con la realizzazione di tutta una serie di
esami, anche radiografici, mirati a indagarne lo stato anche in
relazione ai possibili danni provocati dalle tarme. Gli
interventi, che hanno portato anche ad alcune recenti e
straordinarie scoperte, sono in fase molto avanzata e dovrebbero
essere completati per la fine di novembre. Solo allora, come
spiega il guardiano padre Francesco Bramuglia, l'opera sarà
ricollocata nell'altare ottagonale che è la sua sede naturale
all'interno della chiesa del convento.
Il santuario fondato nel IV secolo dai basiliani e
ricostruito nel 1400 dai francescani, che ha potuto annoverare
tra i novizi Fra Umile da Bisignano, proclamato santo da Papa
Giovanni Paolo II nel 2002, ha anche molti altri motivi
d'interesse artistico e architettonico: il coro ligneo e la
sagrestia dove sono collocate tele di diverso periodo, il
chiostro del convento con pozzo, campanile a cuspide, e archi in
pietra calcarea.
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