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Factum, la fabbrica dove le opere d'arte rinascono

Factum, la fabbrica dove le opere d'arte rinascono

Alta tecnologia e artigianato al lavoro per nuova serie Sky Arte

29 marzo 2018, 17:52

di Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

Factum art - RIPRODUZIONE RISERVATA

Factum art - RIPRODUZIONE RISERVATA
Factum art - RIPRODUZIONE RISERVATA

MADRID - Nella grigia periferia di Madrid c'è un parallelepipedo di cemento che si apre con un metallico portone scrostato su un disordinato museo delle meraviglie: in un angolo buttata c'è la Paolina Borghese del Canova, appesi alle pareti i dipinti della tomba di Tutankhamon, si attraversano le mura assire e i bassorilievi del British Museum, si gira intorno al busto marmoreo di Augusto, si entra persino in una cappella affrescata da Sebastiano del Piombo, ma si trovano anche le ultime opere - e queste sono vere - di Marina Abramovic. E' la sede di Factum art, laboratorio dalla doppia anima che realizza materialmente la produzione di artisti contemporanei guardando al futuro, ma con Factum foundation ricostruisce l'arte del passato, per preservarla o per riportarla in vita.

E' qui, attraverso strumenti di alta tecnologia autoprodotti, che sono rinate a nuova vita le sette opere andate distrutte che Sky Arte HD racconta nella nuova serie, Il mistero dei capolavori perduti, in onda dal 5 aprile alle 21.15. Così, appesi alle pareti come fossero tornati nell'atelier di chi gli ha dato vita, si trovano lo spettacolare Medicina di Gustav Klimt, che brilla alla luce di una giornata di primavera di Madrid con lo splendore del suo fiume d'oro; ma anche il bellissimo La torre dei cavalli azzurri di Franc Marc, con il ritrovato blu intenso; il bellissimo Myrto di Tamara de Lempicka in due versioni, perché le tracce erano così poche da non avere certezza sui colori originali e sulle dimensioni; le Ninfee di Claude Monet con alcune parti scure, perché l'incendio che le ha polverizzate lasciava troppe incertezze. E ancora l'inquietante verde del Ritratto di Winston Churchill di Graham Sutherland, o il delicato cromatismo del Concerto a tre di Jan Vermeer, insieme agli splendenti fiori del Vaso con cinque girasoli di Vincent Van Gogh. E si spera di vederli presto in una mostra.

"Non si tratta di copie, ma è restituire la storia all'opera", ripete come un mantra il suo fondatore, un molto british Adam Lowe, ed infatti passando di piano in piano tra computer, stampanti laser, macchine da stampa in 3D e semplici pennelli di decoratori, ci si rende conto che la filosofia fondamentale è quella che un'opera d'arte è prima di tutto materia ed è da quella che si parte, con lo scanner che ne va a denudare i rilievi in una versione bianca. Che siano pennellate o segni dello scalpello. "Cerchiamo di entrare dentro lo spirito dell'artista - dice Lowe - il processo di ricostruzione è come una partitura musicale, si entra nella materia e nello spirito". Si studia infatti la composizione ma anche la sua vita, il periodo storico, la tavolozza di colori che ha usato nei quadri coevi".

E' un lavoro di gruppo, con visual designer, architetti, pittori, esperti di computer, che partono da quello che si ha e i committenti sono tanti: da ricchi privati che vogliono duplicare le opere che già anno, ai musei, fino a quelli di cui non si può parlare e che gli hanno chiesto di riportare in vita Mosul. Pochissimo si sapeva nel caso dei capolavori perduti di cui Sky Arte racconta la storia come in un giallo: foto in bianco e nero, frammenti sbruciacchiati, e poco più.

"Ci sono molti pregiudizi sull'idea di originalità e l'opera non è qualcosa di unico e statico ma un processo con una serie di fasi consecutive, un processo di trasformazione che è nella natura stessa dell'opera. Bisogna scegliere e ragionare sul momento in cui si vuole cogliere", racconta Lowe che non può che inseguire principi filosofici nel suo lavoro che fa storcere il naso a molti puristi. Perché la conoscenza, come insegna il lavoro di Factum Art, è sempre nell'inseguire un'utopia. Rifarebbe la Gioconda? "A volte le opere più celebri sono entrate talmente nel nostro immaginario che nessuno le vede più. Magari prendendole in mano e studiandola come facciamo noi si potrebbero scoprire delle cose che nessuno ha mai saputo".

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