In Germania le nostre etichette di
vino battono quelle francesi nella frequenza di consumo (il 64%
dei tedeschi ha bevuto almeno un vino italiano negli ultimi 12
mesi), mentre ci piazziamo alle spalle dei cugini d'oltralpe nel
challenge sulla percezione della qualità. E' quanto emerge da
uno studio illustrato dall'Osservatorio Nomisma Wine Monitor -
Valoritalia, in occasione della presentazione a Roma delle
edizioni 2022 dell'Annual Report di Valoritalia. In particolare
l'Osservatorio Nomisma Wine Monitor - Valoritalia, ha seguito
due strade di indagine: il monitoraggio di tale percezione nel
terzo anno della pandemia e il confronto tra consumatori
italiani e tedeschi, sia nell'approccio ai vini certificati Dop
e Igp che verso quelli Bio e Sostenibili. Una scelta non
casuale, tenendo conto del fatto che quello teutonico rimane,
dopo quello statunitense, il principale mercato di riferimento
per i nostri vini, con un valore dell'export che nel 2021 ha
raggiunto gli 1,1 miliardi di euro. Italia-Germania, non è
dunque solo una epica sfida calcistica ma un match aperto tra
due Paesi produttori e consumatori di vino sui cui ha indagato
Wine Monitor-Nomisma per presentare un focus sugli orientamenti
dei consumatori in entrambi i Paesi
Dall'indagine emerge anche che in entrambi i Paesi a indirizzare
le scelte dei consumatori sono elementi come la notorietà del
brand, il marchio biologico e la certificazione della
sostenibilità, con una spiccata sensibilità nei confronti di
metodi di produzione rispettosi delle risorse ambientali,
origine e tracciabilità della filiera. Infine non mancano, in
Germania come in Italia, i consumatori più sensibili, che
puntano i riflettori sulla responsabilità sociale ed economica
dell'azienda. Un messaggio che il mondo produttivo italiano
sembra aver colto e che determina da tempo le strategie delle
imprese, sia in termini di produzione che di comunicazione e
marketing. E il futuro, almeno secondo il 75% delle 141 imprese
intervistate da Nomisma, appartiene ai vini sostenibili e
biologici. Una percentuale ancora minoritaria, ma comunque in
crescita rispetto agli anni precedenti, punta poi su vini a
basso contenuto alcolico, vegani o addirittura senza alcol.
"L'indagine, condotta su un campione di 1000 consumatori
italiani e altrettanti tedeschi evidenzia diverse similitudini
ma anche approcci decisamente differenti - ha spiegato Denis
Pantini, Responsabile Agroalimentare Wine Monitor presso Nomisma
- Per esempio, nel consumo casalingo entrambi guardano
principalmente all'origine territoriale e alla notorietà del
brand. Ma quando si esce di casa e si consuma in un ristorante o
in un winebar, le cose cambiano. Per gli italiani sono poche le
differenze rispetto al consumo indoor, mentre il consumatore
tedesco preferisce lasciarsi guidare dal titolare o dal
personale di sala. Gli italiani puntano molto sull'indicazione
geografica, i tedeschi maggiormente sul vitigno"
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