Il Gallo nero diventa sempre più
'green': a dirlo un sondaggio del consorzio del Chianti classico
su un campione di 115 aziende, circa un terzo delle cantine
socie, dal quale emerge che il 62% delle realtà ha una
certificazione biologica o è in fase di conversione.
Le prime certificazioni, spiega una nota, risalgono alla fine
degli anni '90, e negli ultimi 5 anni sono state numerose le
aziende che hanno richiesto tale percorso. La tendenza 'verde'
riguarda anche l'utilizzo di componenti chimiche per trattare i
vigneti che, dichiarano i produttori, è limitato ben al di sotto
le soglie limite imposte dalla Ue, e in alcuni casi è del tutto
eliminato, a favore di metodi alternativi. Il sondaggio
effettuato dal consorzio evidenzia anche l'importanza del tema
della sostenibilità: quasi il 70% delle cantine mette in atto
buone pratiche di gestione del suolo come l'inerbimento, e una
su tre sfrutta fonti energetiche alternative come pannelli
solari e impianti fotovoltaici. Non sono rari i casi in cui
l'energia viene prodotta anche utilizzando le biomasse tramite
appositi impianti, e frequente pratica è il compostaggio del
materiale organico di scarto, per esempio della potatura, delle
fecce e delle vinacce. "Vinitaly è la vetrina per eccellenza del
vino italiano, - afferma Carlotta Gori, direttore del consorzio
Chianti classico - e il fatto che il salone dedichi una sua
sezione alle produzioni biologiche, è la riprova che esiste un
forte interesse del pubblico per questa tipologia di prodotto.
Ma per il Chianti classico il rispetto e la tutela del
territorio sono qualcosa di più. La viticoltura biologica e
quella sostenibile non sono solo scelte produttive ma
atteggiamenti verso la terra che custodiamo".
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