Un brindisi di 'Villa dei
Misteri', il vino di uve Piedirosso e Sciascinoso coltivate
negli Scavi di Pompei, ha festeggiato la vendemmia dei vigneti
curati da vent'anni negli Scavi di Pompei dalla famiglia
Mastroberardino. E, il prossimo anno, la ricerca sui vigneti
antichi, che finora ha assicurato al settore tante nuove
conoscenze, sarà arricchita dalla indizione di borse di studio a
chi dedicherà approfondimenti sui raffronti tra le tecniche di
viticoltura moderna nell'area vulcanica e i metodi antichi. È
l'annuncio che hanno dato insieme il professore Piero
Mastroberardino e il direttore generale della Soprintendenza di
Pompei, Massimo Osanna che all'appuntamento tradizionale hanno
voluto al loro fianco l'archeologa Marialaura Iadanza, alla
quale sarà affidato il restauro del Triclinio Estivo, dove si
trova una piccola parte dei vigneti "allevati" ad alberelli. "La
collaborazione pubblico-privato per attività di ricerca sui
vigneti antichi - ha spiegato Osanna - è stata per gli Scavi di
Pompei un'attività pioneristica di collaborazione
pubblico-privato. E il prossimo anno l'attività avrà in aggiunta
delle borse di studio sulle metodiche della viticoltura degli
antichi romani qui ai piedi del Vesuvio, dell'importanza che il
vino ha avuto nella storia e nei rapporti socioculturali dal
settimo secolo all'eruzione del 79 d.C. Abbiamo scoperto fuori
Pompei che le frequentazioni del Santuario erano accompagnate da
riti legati al vino e al succo di uva, di cui abbiamo trovato
reperti nelle offerte, confermando che il vino e l'uva sono
stati sempre la massima espressione della commensalità antica".
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