Il Consiglio comunale di Ancona ha assegnato la prima De.Co., la
Denominazione Comunale cittadina, alla ricetta dello stoccafisso
all'anconitana. Un piatto legato alla tradizione delle famiglie
e della marineria cittadine fin dal diciassettesimo secolo, poi
approdato sui tavoli delle cantine e delle trattorie e, più
tardi, dei ristoranti, diventando parte integrante della cultura
popolare di Ancona.
La De.Co. non è un marchio: è un riconoscimento concesso
dall'Amministrazione comunale a qualcosa di strettamente
connesso al territorio, senza sovrapposizione alcuna con le
denominazioni d'origine.
"Il nostro obiettivo - spiega l'assessore al Commercio
Pierpaolo Sediari -, è promuovere le eccellenze di Ancona,
riunendo attorno alla De.Co. le ricette, le manifestazioni
tipiche e i prodotti che appartengono per tradizione al
patrimonio culturale del comune e che non rientrano in forme di
tutela (DOC, DOP, ecc.)''.
Il legame dello stoccafisso con la città risale al Concilio
di Trento (1545-1563), che avviò la rivoluzione del merluzzo.
Già nel 1600 lo stoccafisso predomina sia nel porto sia nel
mercato cittadino. Lo stocco arrivava con le navi che
trafficavano con i porti inglesi e del Mare del Nord. Tra queste
i vascelli dell'armatore fiammingo Balthasar Van der Goes: un
mercante internazionale, appaltatore delle miniere di zolfo
della legazione di Urbino, importatore diretto di stoccafisso
dal Mare del Nord stabilitosi ad Ancona, dove aveva fatto
costruire una villa al Passetto.
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