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Al Nest 'Mi chiamo Omar' di Luisa Guarro

Al Nest 'Mi chiamo Omar' di Luisa Guarro

Da un'intervista a Suleiman raccolta dall'autrice stessa

NAPOLI, 17 ottobre 2018, 10:46

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sarà in scena venerdì prossimo 19 ottobre alle 21, al Nest (Napoli Est Teatro) di via Bernardino Martirano, 17 a Napoli - nell'ambito della seconda edizione del 'Moviemmece Cinefestival della biodiversità del cibo e delle culture' - lo spettacolo teatrale 'Mi chiamo Omar', scritto e diretto da Luisa Guarro da un'intervista al protagonista, Omar Suleiman, raccolta dall'autrice stessa. "Una memoria delicata - spiega Luisa Guarro - infonde ammirazione e insieme un senso di inadeguatezza, è più forte di qualsiasi denuncia politica o filosofica. Parla di una casa, in un remoto villaggio della Palestina, terra di battaglie, soprusi e violenze, di cui quasi nel racconto non c'è traccia, se non come melanconico sottofondo nella consapevolezza di chi ascolta. Così viene mostrata una vita quotidiana, lontana, altra, lenta , primordiale, da osservare e ascoltare, per uscire dalla convinzione che il proprio sia l'unico mondo possibile, l'unico plausibile".
    Omar Suleiman, cuoco e attore, promotore attivo di una resistenza culturale, esule palestinese, italiano di adozione, rivela la Guarro, "interpreta se stesso e racconta la sua storia, il suo viaggio e la sua passione, mentre cucina per il suo pubblico prelibatezze arabe e un profumo di spezie pungola le facoltà più evocative della mente". Insomma, "da una lunga e accorata intervista è nato uno spettacolo che, sin dalla sua struttura scenica, vuole riportare la potenza magica della narrazione orale: un telo gigante, grande come uno schermo del cinema, rappresenta la mente di chi ascolta e su di esso prendono forma le immagini evocate dal racconto. Gli spettatori assistono, così, al tramutarsi delle parole in suggestioni, che, nell'impossibilità di eguagliare il reale accaduto, diventano disegni animati (video-proiettati), ombre e immagini rarefatte di attori, i quali, dietro quel telo, interpretano i parenti di Omar e il suo passato. Stupisce, poi, scoprire che le immagini fantasticate e messe in scena trovano riscontro, se non nella realtà puntuale di quei ricordi, nella realtà emotiva di chi li custodisce e se ne commuove. La comunicazione è avvenuta! E lo spettatore, che ne è protagonista, assiste al suo dispiegarsi come processo". In scena Omar Suleiman, Antonella Mahieux, Giulia Musciacco, Sara Schiavo, Roberto Pappalardo, Dalal Suleiman. Disegno luci di Paco Summonte, illustrazioni di Irene Servillo e Antonio Ruberto progetto video di Luisa Guarro e Alessandro Papa, ricerca musicale di Luisa Guarro.
   

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