In montagna e alta collina, spiega la presidente Eugenia Bergamaschi, "è stata colpita la filiera del latte, con la perdita totale del primo taglio di foraggio, mentre le strutture agrituristiche restano ferme al palo". Inoltre "temiamo per la produzione di pomodoro da industria: l'Emilia-Romagna ha la quota più consistente di superfici coltivate pari a 24.140 ettari. È uno dei più importanti comparti dell'agroalimentare italiano, già provato, in regione, da una progressiva disaffezione alla coltura che, nel 2018, ha registrato un calo del 6% degli ettari dedicati". Da una prima ricognizione tra le aziende produttrici, Confagricoltura regionale registra "un ritardo nei trapianti di almeno tre settimane e quindi una conseguente sovrapposizione delle produzioni nel periodo di raccolta, con ripercussioni sulla trasformazione del prodotto; le piantine piccole sono state gravemente danneggiate dal freddo, che ha raggiunto punte fino a 6 gradi nel Parmense.
Invece nel Piacentino a preoccupare maggiormente è il fenomeno dell'asfissia radicale per eccesso idrico, mentre l'aumento improvviso delle temperature, segnalato nelle ultime ore soprattutto nell'areale ferrarese, può creare le condizioni per una facile diffusione delle fitopatie più aggressive, con inevitabili contraccolpi sulla produzione".
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