Poiché in molti Paesi il riso costituisce di fatto l'unico apporto calorico significativo, diminuirne i livelli di tossicità rappresenta un obiettivo di prioritaria importanza. Il riso però è anche la principale fonte di assunzione alimentare di cadmio, un elemento sempre dannoso per la salute, tanto che l'European Food Safety Authority ha fissato in 2,5 microgrammi per chilo corporeo il limite massimo tollerabile settimanalmente dall'organismo umano.
La problematica è particolarmente avvertita in molti Paesi e - ancor più - in Giappone dove, stando ai dati forniti dal locale Ministero dell'Agricoltura, la quantità ingerita è quasi doppia.
La sicurezza alimentare del riso è minacciata da altri elementi tossici oltre al cadmio. "Presupposto di questa ricerca sono gli importanti risultati che abbiamo a suo tempo ottenuto nella riduzione del bioaccumulo di arsenico nel riso. Questi risultati sono stati pubblicati nel 2012 dalla rivista Environmental Science & Technology dell'American Chemical Society", spiegano Spanu e Sanna, rispettivamente già professore ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee e professore associato di Chimica Analitica. "In quello studio abbiamo evidenziato che l'adozione dell'irrigazione per aspersione al posto della tradizionale sommersione continua ha consentito di ridurre del 98% la concentrazione di arsenico nel riso. E ora continueremo valutando il comportamento di altri elementi tossici come il piombo e il mercurio".
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