BOLOGNA - Più remuneratività per le imprese
agricole, più qualità per i consumatori e produzioni più
sostenibili, grazie all'adozione di tecniche agronomiche che
riducono in misura significativa l'impatto sull'ambiente con una
diminuzione del 20% delle emissioni di Co2. Sono alcuni degli
elementi dell'accordo di filiera triennale (2017-2019) per il
grano duro di elevato standard qualitativo sottoscritto nella
sede della Regione da Barilla, leader mondiale per la pasta, e
dalle principali organizzazioni di produttori cerealicoli
dell'Emilia-Romagna.
L'accordo, promosso da Viale Aldo Moro, prevede la fornitura
all'azienda di Parma di un quantitativo di 120mila tonnellate
per quest'anno e per il 2019, per una superficie coltivata di
circa 20mila ettari all'anno. Un accordo in essere ormai da
dodici anni e che ha portato alla nascita di un polo di
eccellenza per la produzione di grano duro di alta qualità.
"Gli accordi di filiera - ha detto l'assessore
all'agricoltura, Simona Caselli - sono uno strumento
fondamentale per migliorare la programmazione e valorizzare
produzioni di grande pregio sotto l'aspetto qualitativo come il
grano duro, al tempo stesso consentendo di metterlo al riparo
dagli alti e bassi della congiuntura". Per Luigi Ganazzoli,
responsabile acquisti del Gruppo Barilla "l'accordo dimostra che
c'è un modo virtuoso per sostenere la filiera nazionale grano
duro-pasta. Grazie ai contratti di coltivazione stiamo riuscendo
finalmente ad aumentare la produzione di grano duro italiano di
qualità e a remunerare adeguatamente gli agricoltori, che
potranno anche programmare al meglio lo sviluppo di mezzi e di
risorse".
Oltre a quella del minor impatto ambientale, l'altra novità
dell'intesa 2018-2019 riguarda l'incremento di cinque euro a
tonnellata del prezzo garantito per una quota prefissata del 30%
della produzione conferita; aumento che farà così salire il
compenso pagato agli agricoltori dai 240 euro a tonnellata per
il grano con contenuto proteico del 13%, ai 250 euro nel caso di
una percentuale del 13,5%, per arrivare infine a toccare i 260
euro, sempre a tonnellata, per merce con contenuto di proteine
uguale o superiore al 14%. Per il pagamento della restante quota
del 70% del prodotto conferito si farà invece riferimento ai
listini della Borsa merci di Bologna: prezzo al quale si
aggiungono poi i premi legati ai parametri di qualità e
all'adesione agli impegni previsti dall'accordo.
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