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Fao: Nobel Yunus, basta un'seme'per sviluppo impresa sociale

Fao: Nobel Yunus, basta un'seme'per sviluppo impresa sociale

Fame zero se industria cibo-agricoltori sviluppano prezioso seme

ROMA, 12 maggio 2016, 12:02

Redazione ANSA

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(di Alessandra Moneti)

Basta un seme per far fiorire il business dell'impresa sociale. Perché di business si tratta, ma carico di valori sociali che vanno dal ridare dignità a un mendicante del Bangladesh invitato, con corsi ad hoc, a diventare un venditore porta a porta, agli allevatori della Tanzania che anche senza trattori e tecnologie possono produrre latte a sufficienza per nutrire il villaggio e mandare a studiare i più giovani. Sementi che se coltivati con creatività dall'industria alimentare, colossi e Pmi che siano, e dal mondo agricolo possono "diventare una piantagione" e farci raggiungere l'obiettivo "fame zero" nel mondo. E' la visione illustrata da Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace, intervenuto oggi al seminario promosso dalla Fao su su "Social Business per l'obiettivo Fame Zero".

"La nostra azione porterà a qualcosa di nuovo - ha detto Yunus - sul fronte del business. L'idea è passare dal cibo di bassa qualità alla buona tavola creando economie moderne, senza portare i giovani a emigrare in città ma spingendo microimprenditorialità locali. Ma dobbiamo far sì che sia un business autosufficiente, va superata la fase caritatevole". Insieme alla priorità sulla sicurezza alimentare sottolineata dal direttore generale della Fao Jose' Graziano Da Sila: "non possiamo ragionare di sicurezza alimentare senza cibo sicuro" ha detto.

Anche l'Italia, ha ricordato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, "è chiamata a muoversi per fare evolvere il tema della responsabilità sociale delle imprese e lo abbiamo fatto anche sul fronte legislativo. Nel solco di Expo, ad esempio, abbiamo approvato la legge sull'agricoltura sociale dove il Social Business crea un proficuo terreno di relazione fra grandi imprese e Pmi. Abbiamo dunque strumenti per sconfiggere definitivamente la cultura dei muri e far avanzare quella dei ponti".

"Come gruppo cooperativo - ha detto il ceo di Granarolo Gianpiero Calzolari - siamo consapevoli di fare 'intrapresa': siamo mille soci che aiutano altri mille allevatori in Tanzania a produrre una razione di latte la settimana per 20mila bambini locali, e ora stiamo partendo con un secondo progetto in Mozambico. L'investimento - ha precisato il manager del colosso lattiero - è alla portata di tante aziende, ed è la replica di un modello che ha fatto uscire l'Italia dalla povertà del Dopoguerra".

L'industria alimentare italiana "crede nella crescita sostenibile e ha tagliato negli ultimi anni il 40% degli imballaggi, il 38% dei consumi energetici e il 40% di quelli idrici. Sono risultati dove la scelta etica coincide con la strategia economica" ha concluso il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia

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