"La quasi totalità del marine litter - sottolinea il ministro - di provenienza terrestre o marina, è originata da una scorretta o mancante gestione dei rifiuti, sia che derivi dal rilascio diretto nell'ambiente, per mancanza di consapevolezza delle conseguenze, o da lacune del ciclo della gestione dei rifiuti, sia urbani che industriali. Da questo punto di vista lo spostamento verso un modello economico circolare che massimizzi il reimpiego di materiali attraverso un'ottimizzazione della gestione dei rifiuti, rappresenta senza dubbio un modo efficiente per affrontare il problema del marine litter. Misure quali la riduzione dell'utilizzo delle plastiche monouso e degli imballaggi non riciclabili - ha osservato - possono sicuramente contribuire in modo risolutivo, unitamente all'adozione di efficaci politiche di prevenzione della dispersione in mare dei rifiuti di plastica. Credo fermamente che questo debba essere un obiettivo comune per tutti noi, per riuscire ad incidere veramente su un problema la cui dimensione è ormai drammaticamente sotto gli occhi di tutti. L'Italia è già fortemente impegnata ad attuare delle politiche concrete per fronteggiare questo fenomeno nell'ambito del Piano d'azione sul marine litter del G7 e soprattutto nell'attuazione del Marine litter Action Plan, della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo, perché crediamo fermamente che la dimensione regionale sia e debba essere quella più adatta a consentire politiche efficaci ed iniziative concrete, che aiutino a combattere il marine litter, e che le convenzioni e gli accordi regionali possano costituire un importante strumento in questo senso".
"È chiaro - ha concluso il ministro - che vanno considerati molti fattori collegati: penso a tutte le aziende che producono plastica monouso e a tutti i loro lavoratori, per questo abbiamo avviato un'interlocuzione con loro già da tempo per capire le loro esigenze e sviluppare un piano di riconversione da plastiche monouso a, per esempio, manufatti biodegradabili".
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