Per questo motivo, ''abbiamo bisogno di promuovere sistemi alternativi, e l'agroecologia è parte di questa soluzione''. Un sistema che promuove un insieme di tecniche agricole basate su principi ecologici che vanno dalla condivisione e la conservazione delle sementi alla diversificazione dei sistemi agricoli, fino all'utilizzo di sistemi naturali per aumentare il raccolto, controllare i parassiti e incrementare la fertilità dei terreni. Con il risultato di far aumentare la produttività in modo sostenibile sia sul fronte economico che ambientale e sociale, offrendo grandi opportunità anche sul piano del contenimento dei cambiamenti climatici. Ecco perché, afferma Da Silva, negli ultimi anni la Fao ha facilitato il dialogo in questo campo organizzando a Roma nel 2015 il primo simposio internazionale sull'agroecologia. A fargli da eco, ci sono il presidente del Fondo internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad), Gilbert H. Houngbo, per il quale per combattere la fame nel mondo ''non esistono soluzioni uniche'' ma soluzioni che tengono conto delle peculiarità delle singole comunità locali e il direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale David Beasley, secondo cui le tre Agenzie Onu dislocate a Roma, lavorano insieme per cercare di raggiungere l'obiettivo di cancellare la fame nel mondo entro il 2030. Azzerare la fame nel mondo è possibile, ma prima, precisa Beasley, ''abbiamo bisogno di risolvere i conflitti in corso''. Ogni giorno nel mondo muoiono di fame 21 mila persone, mentre ogni secondo muoiono di stenti 5 bambini. ''Non esistono scuse per tutto ciò''. Le "3 Agenzie hanno lo stesso obiettivo, possiamo fare meglio e faremo meglio". ''Solo un'azione congiunta - ha detto concludendo i lavori il direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, Pietro Sebastiani - può portare la comunità internazionale ad affrontare le sfide del presente. E l'Italia è un partner su cui si può contare''.
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