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Consiglio Lazio, ok a Piano tutela biodiversità

Consiglio Lazio, ok a Piano tutela biodiversità

Sarà compito dell'Arsial definire i piani operativi annuali

04 novembre 2015, 19:07

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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Approvato dal Consiglio regionale del Lazio il 'Piano settoriale di intervento per la tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario'. Il voto a favore della deliberazione consiliare ha dato il via libera al programma di interventi a tutela della biodiversità delle 'risorse genetiche' tradizionalmente coltivate o allevate da almeno 50 anni nel Lazio (finora ne sono state censite 186 vegetali e 27 animali).

Il piano, valido per il periodo 2015-2017, dovrà essere attuato all'Arsial. A carico dell'agenzia sarà una spesa annuale di 300 mila euro. Altre risorse finanziarie sono previste dai contributi dei programmi di sviluppo rurale (PSR) del Lazio del 2007-2013 e 2014-2020. Il piano è stato illustrato dall'assessore Sonia Ricci: "È la traduzione di un principio europeo" ha specificato, un principio che affonda le radici nella convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro del 1992.

Sarà compito dell'Arsial definire i piani operativi annuali, come ha ricordato l'assessore. Il piano approvato oggi fissa alcuni obiettivi generali. È prevista la prosecuzione delle indagini sul patrimonio genetico autoctono, sull'economia, sulla cultura e sul "saper fare" delle comunità che conservano queste specie. Continuerà a essere alimentato il registro volontario regionale, un elenco che va dall'albicocco di Monteporzio allo zucchino di Cerveteri. Tra gli altri obiettivi figurano il miglioramento della rete di conservazione e sicurezza (costituita da 496 agricoltori e 661 allevatori) anche per poter ottenere i contributi del nuovo PSR 2014-2020. E ancora la promozione di investimenti innovativi sul territorio in grado di produrre risultati immediatamente applicabili nelle aziende agricole e, infine, le azioni locali individuate da Arsial.

Iniziative per conservare e promuovere "elevati livelli di diversità negli ecosistemi agricoli e semi naturali regionali" da avviare anche su suggerimento di aziende, comunità e amministrazioni locali. Un esempio di queste, portato dalla stessa Ricci, saranno le attività di conservazione partecipativa, nelle quali gli scambi di conoscenze tra operatori faranno da strumento di formazione.

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