Dall'analisi di Greenpeace emerge che tra le informazioni obbligatorie è quasi sempre presente solo l'indicazione del nome commerciale e non di quello scientifico (assente nel 34,1% campione). L'indicazione dell'attrezzo di pesca manca nel 36,3% dei casi, mentre l'indicazione della zona di cattura non è indicata correttamente nel 56,6% dei casi e sull'11% delle etichette esaminate è completamente assente. Le maggiori irregolarità sono state riscontrate nei mercati rionali e nelle pescherie. Anche nei supermercati - si legge nel rapporto - "la situazione è lontana dall'essere perfetta e, a parte Esselunga, in tutte le catene visitate - tra cui Coop o Carrefour - le infrazioni registrate sono ancora troppo numerose". "Solo conoscendo l'attrezzo di pesca e la zona di cattura esatta - conclude Serena Maso, Campagna Mare di Greenpeace Italia - i consumatori possono scegliere il pesce più sostenibile, ovvero quello locale catturato con metodi che hanno un minor impatto sull'ambiente". Di qui la richiesta di "maggiori controlli, più legalità e un'adeguata formazione del personale addetto alla vendita affinché le normative vigenti vengano rispettate".
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