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Consumo pane in picchiata (-40%), settore chiede stato crisi

Consumo pane in picchiata (-40%), settore chiede stato crisi

Sos Assipan-Confcommercio e Assopanificatori-Fiesa Confesercenti

ROMA, 04 luglio 2019, 19:10

Redazione ANSA

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Negli ultimi anni il consumo di pane in Italia è sceso del 40% con un utilizzo pari a 31 chili pro capite l'anno, un livello largamente inferiore rispetto a quello di altri Paesi dell'Ue. È questa la denuncia di Assipan-Confcommercio e Assopanificatori - Fiesa Confesercenti sulla crisi del settore. Dal 2008 ad oggi - continua la nota - si contano meno di 3000 imprese della produzione, meno di 1000 punti vendita e prezzi del pane costantemente al di sotto dell'indice medio di incremento dei prodotti alimentari a fronte di tariffe per le utenze (acqua, luce, gas) che aumentano a due cifre. "Ad aggravare la situazione - secondo gli operatori del settore arte bianca - la concorrenza sleale della Gdo che utilizza il pane fresco come prodotto civetta e il fenomeno dell'importazione del pane congelato dall'Est Europa. Sono, dunque, necessarie e urgenti azioni di sostegno alla rivalutazione del "prodotto pane" nell'alimentazione e di valorizzazione della panificazione". Per questo Assipan-Confcommercio e Assopanificatori - Fiesa Confesercenti chiedono il riconoscimento dello stato di crisi del settore e hanno inviato al Ministero dello Sviluppo Economico un documento che individua in 10 punti i temi da affrontare e risolvere.

In particolare, le due Associazioni della panificazione indicano: misure di sostegno a favore di imprese e lavoratori che evitino la perdita di posti di lavoro, la costituzione di un tavolo di confronto permanente, azioni per la valorizzazione del pane e dei prodotti da forno, il rafforzamento della lotta all'abusivismo e alla contraffazione, l'istituzione di una Consulta della Panificazione, l'introduzione di modifiche significative per la semplificazione del sistema fiscale, il riconoscimento dell'attività di panificatore come "lavoro usurante", la tutela dei panifici come luoghi storici della cultura agroalimentare italiana, il contrasto alla vendita sottocosto.

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