Una trentina di ex dipendenti di
Facebook che hanno lavorato nel social network agli esordi, tra
cui il primo responsabile della comunicazione, hanno scritto una
lettera aperta in cui accusano i vertici della compagnia - in
primis Mark Zuckerberg - di "codardia" per non aver agito contro
i post del presidente Usa Donald Trump che incitano alla
violenza.
"La leadership di Facebook deve riconsiderare le propria
condotta in materia di discorsi politici, cominciando dal fare i
fact checking e dall'etichettare in modo esplicito i post
dannosi", si legge nella lettera pubblicata dal New York Times.
Gli ex dipendenti accusano Facebook di applicare un doppio
sistema di regole; uno per i normali utenti, e uno più blando
per gli esponenti politici. Così facendo, evidenziano, si
"tradiscono gli ideali" della compagnia, che in origine voleva
dare alle persone comuni una voce forte come quella dei loro
governanti.Ora invece "Facebook sostiene che fornire
avvertimenti sul discorso di un politico è inappropriato, ma la
rimozione di contenuti dai cittadini è accettabile, anche se
entrambi dicono la stessa cosa. Questa - si sottolinea nella
lettera - non è una nobile posizione per la libertà. È
incoerente e, peggio ancora, è codardo. Facebook dovrebbe tenere
i politici a uno standard più elevato rispetto ai loro
elettori".
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