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Un 'occhio' italiano seguirà il valzer delle lune di Giove

Un 'occhio' italiano seguirà il valzer delle lune di Giove

I ricercatori di Tor Vergata partecipano alla missione Juice dell'Esa

05 settembre 2017, 17:24

Redazione ANSA

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Giove e le sue lune (fonte: Kevin Gill) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giove e le sue lune (fonte: Kevin Gill) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Giove e le sue lune (fonte: Kevin Gill) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un occhio italiano seguirà il valzer delle maggiori lune di Giove: Io, Europa e Ganimede. Una danza nel quale ognuno ruota intorno all'altro con sincronia perfetta. E questo sarà possibile grazie al contributo italiano alla missione Juice che verrà lanciata nel 2022 dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) con l'obiettivo di studiare l'intero sistema di Giove e in particolare l'abitabilità delle sue lune, prime fra tutte Ganimede ed Europa, ove si pensa ci sia un oceano sotterraneo con condizioni potenzialmente abitabili.

Questo è possibile grazie alla meccanica celeste, ha detto Alessandra Celletti del dipartimento di Matematica e Fisica dell'università di Roma Tor Vergata, fra le organizzatrici del convegno internazionale di Meccanica celeste (Celmec) che riunisce fino al 9 settembre a San Martino al Cimino (Viterbo) circa 150 tra astronomi, fisici e matematici provenienti da tutto il mondo. Celletti si occupa insieme a Giuseppe Pucacco di un 'pezzettino' della missione Juice, e in particolare proprio del tema della risonanza. Il gruppo è coordinato da Luciano Iess dell'università di Roma, Sapienza. "Ad oggi non esiste una missione spaziale in grado di arrivare su un'altra stella, possiamo però raggiungere pianeti vicino al nostro, come Giove, per capire se in questi ci sono condizioni in grado di ospitare la vita, anche in forma elementare", spiega Alessandra Celletti.

Il punto è indagare sul funzionamento del sistema solare. Da quando 22 anni fa gli astronomi Michel Mayor e Didier Queloz scoprirono il primo esopianeta, un pianeta non appartenente al sistema solare che orbita attorno a una stella diversa dal Sole, l'universo è diventato un luogo meno solitario. Ad oggi sono stati scoperti oltre 3660 pianeti extrasolari. Di questi, oltre 600 si trovano in sistemi solari multipli, come il nostro, formati da una sola stella a cui intorno gravitano più pianeti.

"Studiare i sistemi planetari ci può aiutare a capire come si è formato il nostro - spiega Celletti - ma anche a capire se un sistema ha una zona abitabile". La meccanica celeste può aiutarci a capire se un pianeta si trova in una zona abitabile, se si muove su una traiettoria regolare che permette di sviluppare la vita, o al contrario in un modo caotico, e nel tempo allontanandosi o avvicinandosi troppo alla sua stella, uscendo definitivamente da quella zona che consente lo sviluppo della vita.

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