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Dagli inquinanti delle case rischi per le cellule nervose

Dagli inquinanti delle case rischi per le cellule nervose

Potrebbero causare ritardi nello sviluppo e disfunzioni motorie

27 marzo 2024, 11:20

di Benedetta Bianco

ANSACheck

Gli oligodendrociti forniscono supporto ai neuroni e formano la materia bianca del cervello (fonte: pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le cellule nervose presenti nel cervello sono a rischio a causa di prodotti  comunemente presenti in casa, come disinfettanti, composti trovati in prodotti per l'igiene personale e ritardanti di fiamma spesso usati in mobili e apparecchi elettronici. Queste sostanze danneggiano cellule chiamate oligodendrociti, che forniscono supporto ai neuroni e formano la materia bianca del cervello, arrestandone lo sviluppo o provocandone la morte: potrebbero quindi causare ritardi nello sviluppo cognitivo, disfunzioni motorie e sviluppo anomalo del sistema nervoso centrale. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience e guidato dalla Scuola di Medicina dell’Università americana Case Western Reserve. I risultati evidenziano la necessità di ulteriori indagini per capire il potenziale impatto di questi composti sulla salute umana.

La maggior parte delle ricerche sugli effetti sul cervello delle sostanze presenti negli ambrienti chiusi  si sono concentrati sui neuroni, mentre si sa molto meno degli oligodendrociti, il cui sviluppo inizia prima della nascita e continua fino all’età adulta: per questo motivo, queste cellule possono essere particolarmente vulnerabili ai possibili danni causati da composti nocivi.

I ricercatori coordinati da Paul Tesar hanno esaminato più di 1.800 sostanze, cercando di capirne l’effetto su oligodendrociti di topo coltivati in laboratorio: 292 composti hanno ucciso le cellule e altri 47 ne hanno frenato lo sviluppo. I risultati sono stati poi confermati in topi vivi e in cellule umane coltivate. 

Gli autori dello studio hanno anche analizzato i dati raccolti tra 2013 e 2018 in una grande indagine statunitense: un composto appartenente alla categoria dei ritardanti di fiamma, noto con la sigla BDCIPP, era presente in quasi tutti i campioni di urina di bambini tra 3 e 11 anni, con una tendenza in aumento negli ultimi anni.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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