Nel 2018 i rifiuti sanitari sono
stati pari a circa 180mila tonnellate. La maggior parte, il 78%
del totale, sono pericolosi a rischio infettivo, e provengono
principalmente da strutture ospedaliere pubbliche soprattutto di
medio-grandi dimensioni (cioè a partire da 150 posti letto).
Questa la fotografia dei rifiuti sanitari in Italia sulla base
delle dichiarazioni rese con il Modello unico di dichiarazione
ambientale, il Mud (con i dati al 2018 che sono l'anno più
recente per cui sono disponibili i dati bonificati per l'anno di
dichiarazione 2019), ovvero la comunicazione che enti e imprese
presentano ogni anno alle Camere di commercio indicando quanti e
quali rifiuti hanno prodotto e gestito durante il corso
dell'anno precedente. La regione che ne produce di più è la
Lombardia; seguita dal Lazio. A parte lo stoccaggio, la maggior
parte viene incenerita.
In base ai risultati di questa analisi - realizzata da
Ecocerved, la società consortile delle Camere di commercio che
opera nel campo dei sistemi informativi per l'ambiente - le
regioni in cui si generano le quantità più ingenti di rifiuti
sanitari sono la Lombardia con quasi 34mila tonnellate, il Lazio
con 25mila tonnellate e l'Emilia Romagna con 16mila tonnellate.
In generale - viene spiegato - "il 75% dei rifiuti sanitari
viene conferito a operatori professionali nella regione stessa
di produzione, dove comunque l'avvio ad attività di stoccaggio
come prima destinazione è molto alto e sfiora il 45% della
quantità complessiva".
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