Non sono ancora pienamente
riconosciuti dalla medicina 'ufficiale', ma negli Usa i 'malati
cronici' di Covid-19, persone cioè che hanno sintomi anche mesi
dopo aver sviluppato la malattia, si sono già organizzati sui
social. Dalla loro esperienza, racconta la rivista del Mit
technology Review, è già nato anche un primo studio scientifico
autoprodotto che li riguarda.
La prima a lanciare un appello alle persone con sintomi
prolungati è stata Gina Assaf, una consulente di Washington,
anch'essa vittima del virus e delle conseguenze a lungo termine.
Il gruppo lanciato sul social Slack, che ha già un gemello
britannico, ha raccolto in poco tempo oltre 7mila esperienze,
oltre a dare vita a gruppi di supporto su Instagram e Whatsapp.
Una parte di queste è confluita in un vero e proprio studio
scientifico, coordinato da sei ricercatori, che è stato il primo
a fare un inventario dei problemi persistenti, che comprende
fatica cronica, palpitazioni, respiro corto, dolori articolari
ma anche sintomi più gravi a danno di polmoni, reni e cervello.
Sulla base dei risultati anche il Cdc americano ha pubblicato un
articolo. "Il Covid-19 può portare a malattia prolungata - si
legge - anche tra i giovani adulti senza condizioni cliniche
preesistenti".
Il fenomeno è stato riscontrato anche in Italia. Uno studio
dei ricercatori del Policlinico Gemelli di Roma pubblicato a
luglio ha trovato che nella maggior parte dei pazienti
analizzati a due mesi dalla diagnosi rimaneva almeno un sintomo,
soprattutto la stanchezza cronica.
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