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Medicina narrativa, a Rieti il primo ambulatorio italiano

Medicina narrativa, a Rieti il primo ambulatorio italiano

Per rimettere il paziente al centro della cura con il racconto della sua malattia

ROMA, 12 novembre 2018, 17:33

Redazione ANSA

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Un 'esperienza appena partita, ma che sembra già suscitare molto interesse - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un 'esperienza appena partita, ma che sembra già suscitare molto interesse - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un 'esperienza appena partita, ma che sembra già suscitare molto interesse - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Rimettere al centro del processo di cura il paziente facendo emergere il suo vissuto della malattia, in modo da arrivare ad un piano di cura condiviso con il medico, migliorare l'aderenza alla terapia e far emergere diritti negati e bisogni di salute rimasti inascoltati: sono gli obiettivi dell'ambulatorio di Medicina Narrativa Distrettuale istituito dall'Asl di Rieti, il primo in Italia, presentato a Roma alla prima Convention del Management della sanità organizzata dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere).
    Un'esperienza appena partita, ma che sembra già suscitare molto interesse. "La delibera per l'istituzione dell'ambulatorio è di luglio 2018 - spiega Umberto Caraccia, psicologo e responsabile del progetto - ma siamo partiti a settembre. Ci sono stati già 25 accessi e abbiamo 15 pazienti, ma molti altri attendono di essere visitati". L'ambulatorio è aperto tutti i giorni per dare informazioni, mentre il mercoledì è riservato agli incontri con i pazienti, che possono arrivarci o tramite il medico di medicina generale, o prenotandosi direttamente la visita attraverso un numero telefonico dedicato. E' aperto a tutti i pazienti che ne facciano richiesta, a chi ha malattie cronico-degenerative o tumori. Ad accoglierli e gestire l'ambulatorio c'è un'equipe multidisciplinare, composta da medici di base, infermieri, assistenti sociali, psicologi e medici specialisti. Il piano prevede 4 incontri da 50 minuti l'uno con il paziente, più un altro eventuale se ce n'è bisogno.
    "Nella prima seduta rileviamo il vissuto della malattia ascoltando il paziente - continua Caraccia - Poi lo analizziamo attraverso la letteratura medica per identificare i suoi bisogni, in modo da poterlo indirizzare, a seconda dei casi, all'assistente sociale, allo psicologo o allo specialista. Se non emergono bisogni, ci confrontiamo con gli altri specialisti che ce l'hanno in cura per migliorare la loro relazione con il paziente". Dopo il primo incontro, si indirizza il malato verso il racconto libero, facendogli scrivere a casa partendo da alcune parole chiave, e poi gli si fanno delle interviste semi-strutturate lavorando su tre chiavi, cioè la malattia, l'adesso e il domani. Tutti strumenti della medicina narrativa, oltre al diario del paziente e la cartella parallela. Seppur partito da poco tempo, "l'iniziativa ha suscitato l'interesse anche degli altri medici della asl, e si è avviata una collaborazione tra i medici del distretto e i medici di base, che hanno inserito nella loro pratica di curale azioni medicina narrativa - conclude Caraccia - Una collaborazione che contribuirà a ridurre gli eventi di medicina difensiva e migliorare la qualità delle cure".
   

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