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Il paziente affetto da osteoporosi può sottoporsi ad un intervento di implantologia?

Il paziente affetto da osteoporosi può sottoporsi ad un intervento di implantologia?

A cura di Vincenzo Iorio Siciliano, Commissione Editoriale SIdP

26 febbraio 2024, 09:33

Redazione ANSA

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Il dott. Vincenzo Iorio Siciliano, membro della Commissione Editoriale SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il dott. Vincenzo Iorio Siciliano, membro della Commissione Editoriale SIdP -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Il dott. Vincenzo Iorio Siciliano, membro della Commissione Editoriale SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA

L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico il cui trattamento deve essere finalizzato alla riduzione del rischio di frattura. L’inserimento di impianti non è controindicato nei pazienti affetti da osteoporosi, tuttavia complicanze post-chirurgiche possono verificarsi dopo le procedure di inserimento implantare a causa di specifici trattamenti farmacologici per curare questa patologia.

- QUALI COMPLICANZE POSSONO VERIFICARSI DOPO UN INTERVENTO DI IMPLANTOLOGIA E PERCHE’?
L’eventuale rischio di complicanze non è legato all’osteoporosi, ma al suo trattamento farmacologico. In molti casi, il trattamento dell’osteoporosi oltre a prevedere il controllo dei fattori di rischio, l’attività fisica ed un adeguato apporto di calcio e vitamina D con la dieta, prevede anche l’assunzione di farmaci specifici. Questi farmaci antiriassorbitivi (Bifosfonati, anticorpi monoclonali) agiscono sul turnover osseo inibendone il riassorbimento ed hanno un effetto anti-angiogenetico riducendo la vascolarizzazione con possibile compromissione dei normali meccanismi di guarigione. Il mancato apporto ematico e l’alterata guarigione ossea possono determinare una complicanza post-chirurgica nota come” osteonecrosi da farmaci” o MRONJ (Medication-Related Osteonecrosis of the Jaw) caratterizzata da un’infezione precoce ed esposizione di osso necrotico nella cavità orale.

- QUANTE POSSIBILITA’ CI SONO CHE SI VERIFICHI UN’ OSTEONECROSI DA FARMACI’?
Sebbene l’osteonecrosi da farmaci sia una complicanza alquanto invalidante, i dati epidemiologici indicano come la sua prevalenza nei pazienti affetti da osteoporosi oscilli tra lo 0.02% e l’1%. Pertanto, il rischio di necrosi a seguito di terapie chirurgiche come quelle implantari è molto basso. La possibilità che si verifichi questa complicanza è legata a diversi fattori: il tipo di farmaco assunto, la modalità di assunzione (orale, intramuscolare, endovenosa, sottocutanea), la durata della terapia e la concomitanza di altre patologie sistemiche.

- QUALI SONO GLI ACCORGIMENTI DA SEGUIRE SE SI DECIDE PER UN INTERVENTO DI IMPLANTOLOGIA IN UN PAZIENTE AFFETTO DA OSTEOPOROSI?
Il paziente affetto da osteoporosi dovrà seguire tutti gli accorgimenti che sono generalmente raccomandati a tutti coloro che intendono sottoporsi ad un intervento di chirurgia implantare. È pertanto consigliato fornire all’odontoiatra tutte le informazioni sullo stato di salute generale, l’eventuale tipo di terapia farmacologica a cui si è sottoposti per il trattamento dell’osteoporosi ed il mantenimento di un elevata igiene orale.

- QUANTO DURA UN IMPIANTO IN UN PAZIENTE CON OSTEOPOROSI?
Diversi studi dimostrano come la percentuale di sopravvivenza implantare nei pazienti con osteoporosi, compresi quelli che assumono farmaci che influenzano il metabolismo osseo, sia molto vicina a quella dei pazienti sani (93.5% vs 96.5%). Pertanto, la terapia implanto-protesica si dimostra essere una scelta terapeutica sicura ed affidabile anche nei pazienti

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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