La parodontite è una malattia cronica
complessa e come tale va trattata, con un approccio olistico che
includa sia un cambiamento di stili di vita da parte del
paziente, sia terapie adeguate, mirate e basate su solide
evidenze scientifiche, e successivamente cure di supporto per la
prevenzione secondaria.
È il cuore delle linee guida mondiali per il trattamento
della parodontite, le più rigorose ad oggi, perché coniugano
l'evidenza scientifica con l'esperienza clinica che rende
possibile tradurle in pratica, spiega all'ANSA Maurizio Tonetti
dell'Università di Hong Kong e della Società Italiana di
Parodontologia e Implantologia (SIDP). Le nuove linee guida sono
in pubblicazione sul Journal of Clinical Periodontology.
"È la prima volta - sottolinea Tonetti - che abbiamo delle
linee guida olistiche su tutto ciò che deve essere fatto per il
paziente. Inoltre per la prima volta ci focalizziamo sulle
terapie veramente efficaci, chiudendo verso terapie prive di una
vera base scientifica a supporto. Le linee guida - continua
l'esperto - mettono in guardia, dunque, da terapie ancora in
fase di studio come il laser, più costose e che non assicurano
risultati migliori".
La parodontite è una malattia cronica con alto impatto
sociale, da curare in modo multidisciplinare, spiega, come
diabete o ipertensione: se il professionista si limita a
prestazioni isolate, senza un progetto di cura complessivo,
l'efficacia delle terapie scende terribilmente.
"Abbiamo visto - spiega Tonetti, coordinatore del gruppo di
lavoro che le ha redatte - che la cura richiede prima dei
cambiamenti comportamentali, quindi di informare il paziente
sulla necessità di smettere di fumare e di praticare un ottimo
livello di igiene orale, che diventa un pilastro comportamentale
per la nostra salute. Poi abbiamo suddiviso i vari trattamenti
in differenti livelli terapeutici, per rispondere ai diversi
stadi in cui la malattia viene diagnosticata - continua -: dalle
istruzioni personalizzate all'igiene orale, alla rimozione dei
biofilm della placca sotto-gengivale".
In seguito bisogna rivalutare il paziente e vedere se i
parametri sono ritornati nella norma. Se è così, la malattia si
considera sotto controllo e si passa alla prevenzione
secondaria, con richiami periodici di igiene e terapia
parodontale di supporto, che di solito richiede appuntamenti di
un'ora, 3-4 volte all'anno, e prevede ogni volta un sondaggio
delle tasche gengivali, per vedere se ci sono recidive, e poi
cure mirate ai punti critici. Se la malattia è più grave, potrà
richiedere interventi chirurgici rigenerativi e ricostruttivi:
le cure di terzo livello. In ogni caso, è fondamentale
completare il ciclo di cure necessarie per controllare la
malattia.
In queste linee guida, sottolinea Tonetti, si è guardato a
tutte le possibili aggiunte terapeutiche, come l'uso di laser o
farmaci specifici, e si è visto che al momento non ci sono
evidenze scientifiche a sostegno del laser o di altri presidi al
di là della terapia di routine. Non ci sono prove che questi
presidi portino a un beneficio significativo per il paziente.
Bisogna quindi diffidare di cure supertecnologiche e costose.
Attenzione anche ad un uso indiscriminato di antibiotici: i
benefici devono essere attentamente valutati, in riferimento ai
rischi potenziali anche di indurre resistenza agli antibiotici.
Il messaggio, conclude, è che "la malattia si può curare con
un piano di cure integrato. Dobbiamo stare attenti ai segnali
iniziali (come il sanguinamento gengivale) e diagnosticarla il
prima possibile: diagnosi precoce uguale terapia più efficace e
meno costosa".
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