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Identificato nei topi il gene della sedentarietà

Identificato nei topi il gene della sedentarietà

Potrebbe avere implicazioni anche nell'uomo

ROMA, 09 settembre 2019, 15:22

Redazione ANSA

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Ricerca dell 'Università del Missouri - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ricerca dell 'Università del Missouri - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ricerca dell 'Università del Missouri - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Identificato nei topi un gene legato alla sedentarietà e che potrebbe avere implicazioni nell'inattività fisica anche nell'uomo. La ricerca, coordinata da Frank Booth,dell'Università del Missouri, è pubblicata sulla rivista Molecular Neurobiology.

    "Ricerche precedenti hanno mostrato che i geni svolgono un ruolo nell'inattività fisica e - rileva Booth - poiché la sedentarietà porta a malattie croniche, volevamo identificare quali geni fossero coinvolti. Ne abbiamo scoperto uno in particolare, il gene Alfa inibitore della protein-chinasi, che svolge un ruolo significativo". La ricerca, durata dieci anni, ha preso in esame 80 topi maschi allevati con altrettante femmine. I roditori sono stati posizionati su ruote da corsa volontarie, simili a quelle vendute nei negozi di animali, per esaminare quali corressero di più e quali di meno. È emerso che il gene Alfa inibitore della protein chinasi era significativamente meno presente negli animali pigri.

    "Ciò che rende difficile la terapia genica - spiega lo studioso - è che la maggior parte delle malattie croniche non sono causate da un solo gene. Ad esempio, ci sono più di 150 variazioni genetiche coinvolte nel diabete di tipo 2. Tuttavia, questa ricerca apre la strada a quella futura per identificare altri geni che potrebbero essere coinvolti nell'inattività fisica anche nell'uomo". La chiave in cui agire. secondo Booth, è la prevenzione. "L'inattività fisica contribuisce a oltre 40 malattie croniche - conclude - e invece di concentrarsi sui modi per curarle dopo che si sono già sviluppate, comprendere i fattori che contribuiscono all'inattività fisica potrebbe aiutare a prevenirle". 
   

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