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Una stimolazione indolore del cervello contro l'obesità

Una stimolazione indolore del cervello contro l'obesità

Aiuta a dimagrire riducendo il desiderio di cibo,studio italiano

ROMA, 21 maggio 2018, 12:47

Redazione ANSA

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Stimolare il cervello dall'esterno in modo del tutto indolore e non invasivo potrebbe aiutare la lotta all'obesità: la stimolazione, infatti, riduce la voglia di cibo ripristinando una corretta sensazione di gratificazione offerta dal mangiare (sensazione che è alterata negli obesi) e, quindi, aiutando il controllo dell'appetito.
    E' quanto dimostrato in un lavoro italiano presentato oggi a Barcellona in occasione del meeting annuale della European Society of Endocrinology. Lo studio è coordinato da Livio Luzi dell'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Policlinico San Donato e fa parte di una sperimentazione più ampia che va avanti da 4 anni ed ha coinvolto finora più di 50 pazienti obesi.
    La stimolazione usata in questi lavori è la transcranica profonda (dTMS), che invia (mediante un caschetto che il paziente indossa mentre è comodamente seduto su una poltrona) onde magnetiche al cervello. Si tratta di un metodo già usato ad esempio su pazienti depressi.
    "Finora - racconta Luzi all'ANSA - abbiamo dimostrato che la stimolazione ad alta frequenza (18 hertz) somministrata per 5 settimane (3 sessioni a settimana di mezz'ora ciascuna) produce (insieme a una dieta bilanciata in cui si tagliano in media 300 calorie al fabbisogno giornaliero di ciascun paziente) un calo ponderale del 6-7% che si mantiene a lungo termine (per oltre un anno)". Senza la stimolazione il calo ponderale è significativamente inferiore, fermandosi al 2-3%.
    Nello studio presentato a Barcellona è emerso il meccanismo d'azione della dTMS: "facendo un prelievo prima e dopo la seduta - racconta Luzi - abbiamo visto che la TMS aumenta le endorfine (molecole del piacere) in circolo e quindi ripristina una adeguata sensazione di piacere legata all'ingestione di cibo, sensazione che nell'obeso è alterata inducendolo a mangiare di più per sentirsi gratificato". Lo studio prosegue, conclude Luzi, con l'obiettivo di testare la TMS anche su altri pazienti, ad esempio diabetici e bulimici.
   
   

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